Una sinistra italiana senza bussola e un pericoloso precedente per la libertà

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Una sinistra italiana senza bussola e un pericoloso precedente per la libertà

La sinistra italiana oggi appare smarrita.
Perde tempo, non ha idee, è impreparata e resta legata a schemi ideologici di un altro secolo.

In un mondo globalizzato riesce persino a esultare per l’elezione di un sindaco a New York, non per la validità delle sue proposte ma per la sua identità, senza rendersi conto che proprio quelle idee — se davvero applicate — potrebbero generare problemi

Ma quello è un tema d’oltreoceano. Il nostro problema è un altro.

Il problema è vedere una sinistra che si mobilita contro un governo che riduce le tasse alla classe media.

Una sinistra che rivela la sua vera natura: quella di voler redistribuire la ricchezza non secondo giustizia o equità, ma secondo simpatia politica.

Una sinistra che critica il governo anche quando è palesemente nel giusto, ossessionata dalla Presidente del Consiglio e dai simboli del potere, con sindacati che arrivano perfino a definirla “cortigiana”

Una sinistra che continua a vedere fascisti ovunque — persino al proprio interno.

Eppure questa stessa sinistra tace di fronte all’unico provvedimento del governo che meriterebbe davvero una critica ferma: il decreto sull’accertamento dell’età per accedere ai siti con contenuti pornografici.

Non lo fa, forse, solo per incapacità politica o per mancanza di lucidità, ma perché ha perso la sensibilità liberale necessaria a riconoscere un pericolo per la libertà

Ed è questo, paradossalmente, il rischio più grande per una democrazia: una classe dirigente che non sa più distinguere il vero pericolo dal falso bersaglio.

Il decreto — che entrerà in vigore il 12 novembre — impone un sistema di verifica dell’età per accedere ai siti pornografici.

Premesso che tali contenuti sono legali, ma giustamente vietati ai minori, e riconosciute le buone intenzioni del governo, il provvedimento apre una strada inquietante.

Obbligare un cittadino a rilasciare le proprie credenziali digitali per accedere a un contenuto online significa esporlo a rischi di frodi informatiche e di violazioni della privacy

Ma il problema più serio non è tecnico: è politico e culturale.

Si crea un precedente.

Oggi si richiede un’identificazione per accedere a siti pornografici; domani la si potrebbe pretendere per leggere notizie, opinioni economiche o politiche.

È una deriva che scivola silenziosamente verso la schedatura digitale, in contrasto con lo spirito più autentico della libertà liberale

Da liberale, non posso accettare nessuna forma di controllo preventivo sull’accesso alle informazioni o sull’espressione individuale.

Il web non è uno spazio da sorvegliare, ma un territorio da educare.

E mentre l’opposizione continua a preoccuparsi delle riduzioni fiscali per la classe media o dei “fascisti” al governo, non si accorge che il vero pericolo per la libertà è già qui — e rischia di passare nel silenzio generale

Una sinistra incapace di riconoscere le minacce alla libertà non serve al Paese, né al progresso democratico.

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E una democrazia senza un’opposizione lucida e libera da ideologie è una democrazia più debole.

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