Una alternativa possibile alla morte della Lega

Una alternativa possibile alla morte della Lega

Un altro consigliere regionale (Marco Landi da Livorno/Elba) ha lasciato il Gruppo regionale Lega per Salvini Premier per salire sul treno della Giorgia nazionale (e del Giovanni Donzelli regionale): sono rimasti in 4 ma il portierone pare rappresentare la Lega, si ma “per Verdini premier”.

Conosco la vicenda essendo stato per anni Presidente della Lega Nord Toscana, commissariato da Salvini nel 2018 insieme a tutti gli organi elettivi, sostituiti dalla Commissaria onorevole Susanna Ceccardi e di seguito con controfigure che di diverso avevano solo il nome.
Fino ad oggi: l’onorevole Ceccardi sembra arrivata al capolinea, sostituita dal generale Vannacci che dovrà mettere le mani in quello che egli definisce “il pollaio” della Lega Toscana: erediterà i disastri derivati dal combinato disposto Salvini/Ceccardi

La Lega Nord Toscana aveva faticato molto a passare dallo zero virgola a oltre il 16% nel 2015, prima di quello che, nel bene e nel male, si può chiamare “effetto Salvini”.

Per contrastare il monolite di sinistra avevamo un progetto inusuale.
La Toscana è Firenze centrica da qualunque parte la si guardi: – per quantità: il cluster numerico Firenze/Prato/Pistoia rappresenta circa il 50% degli elettori regionali. – per distribuzione della ricchezza: il differenziale di PIL pro capite fra il cluster fiorentino e quello della Costa supera i 10 punti -– per qualità: tutti i corpi intermedi hanno sede regionale a Firenze.

Sindacati dei lavoratori, associazioni dei datori di lavoro, ordini professionali, attività associative, cooperativistiche, culturali, filantropiche, organi di stampa residui: con ben poche eccezioni sono a Firenze i vertici delle catene di comando da cui parte l’orientamento gestionale e politico/partitico verso le filiere regionali

Vi si aggiunge un patto non scritto ma consolidato da decenni, fra i salotti buoni, le ricchezze consolidate, le nobiltà ancora riconosciute e incisive sul tessuto cittadino (molto più che in qualunque altra città del Centro Nord), in breve fra le élite fiorentine e quello che era il Partitone ed oggi è il PD.

Il partitone non interferisce più dello stretto necessario sulle attività economiche e sulla struttura del consenso goduto dalle élite cittadine che a loro volta si astengono dal contrastare in modo attivo il partitone: una non belligeranza che da decenni garantisce una pacifica convivenza fra ceti con progettualità dottrinali divergenti

Il patto esclude sostegni al centrodestra e ad ogni altra formazione, grillini inclusi.
Quanto alle periferie cittadine e regionali il presidio PD era ed è garantito dagli infiniti soggetti economici, cooperativistici, filantropici, culturali, figliati nei decenni dal partitone, con l’apporto delle parrocchie “prefrancescane”, con “sensibilità sociale”, fino ai paradossi del sostegno agli scandali tipo Don Biancalani da parte di curie corrive, felici di accogliere clandestini islamici che utilizzano la tolleranza normativa e culturale che distingue la nostra civiltà, per imporre con inusitata durezza una religione e un modello di vita alternativo, egemone: un suicidio anche dottrinale.

La Lega Nord Toscana andava ad insidiare le cellule del partitone, ad ascoltare le periferie cittadine e regionali: la Garfagnana o la Maremma valevano la ZTL fiorentina o il Mugello dove il partitone eleggeva anche il famoso cavallo di Caligola se avesse voluto.
Cercava la rappresentanza delle periferie cittadine ma più ancora regionali, gli angoli remoti, le esigenze minute, il marciapiede sconnesso, l’albero pericolante, la strada malandata, la frana invernale: le minuzie che rendono sgradevole il quotidiano

Per questo ha sempre fatto più fatica a trovare consensi nelle ZTL di Firenze e degli altri grandi centri urbani: lo sanno bene i vecchi leghisti fiorentini, oggi quasi tutti defenestrati o emigrati in altri lidi politici o sull’Aventino della astensione.

Il progetto si affermava nei territori e nelle città della “periferia regionale”, pur nobili come Grosseto e Arezzo e poi Siena, Pisa, Pistoia, Massa: la Lega Nord Toscana all’epoca trainava la coalizione di centro destra

L’era Salvini /Ceccardi annullò il progetto, la catena di comando fu centralizzata e personalizzata sia a livello Federale (Lega addirittura ”per Salvini”: un paradossale culto della personalità) sia a livello regionale: i militanti dei gazebi che volontariamente andavano sulle piazze e nei mercati a proporre e ad ascoltare, riportavano ai livelli superiori del partito, eleggevano le proprie rappresentanze locali, furono sostituiti dai commissari, prevalentemente scelti fra gli eletti: il parlamentare o il consigliere regionale che campava di politica divenne vertice del partito nel suo territorio: la carne è debole, mettendo insieme il potere istituzionale con quello di partito il blocco al nuovo divenne totale: si spara anche alle ombre che possano incidere sugli interessi personali.

La parabola della Lega per Salvini premier qui e altrove somiglia a quella di Renzi: non è una curva di Gauss: ci ha messo anni a salire, mesi a liquefarsi.
Vannacci attutisce la caduta ma, salvo migliore comprensione del suo progetto, non recupera il programma della Lega Nord

In Toscana il PD ritorna monopolista di una rappresentanza territoriale inquinata dalla ideologia: basta vedere la sua posizione sulla immigrazione irregolare e il referendum sulla cittadinanza che ha appena vinto secondo la sua innovativa matematica.

Restano i nodi che la Lega Nord aveva incanalati da protesta potenzialmente esplosiva del Nord (ma anche del Centro) a programma politico contro la dispersione di ricchezza dal Nord al Sud disposta dai governi centrali in progetti di assistenzialismo senza prospettive, in consolidamento dei vizi delle élite meridionali, in servizi essenziali non resi come la salute, le infrastrutture viarie, la gestione dell’acqua, l’ordine pubblico, la piaga della immigrazione clandestine che alimenta la criminalità organizzata, la inefficienza della pubblica amministrazione, l’uso demagogico del pubblico impiego.

Nodi costosi e irrisolti pagati soprattutto dal ceto medio produttivo del Centro Nord che oggi non ha più alcun partito che lo rappresenti: spremuto come un limone anche dal governo di centro destra, sopporta oneri tributari più elevati di quelli già pesanti dei lavoratori dipendenti, naviga solitario e malvisto nelle agitate acque della politica e della economia, non ha tutele, ammortizzatori, garanzie, mantiene i due terzi del sistema Italia ma è solo e reietto

La realtà persiste al di là delle chiacchiere e cerca soluzioni.
Dopo vicende interne anche critiche e un periodo di spaesamento e stasi, alcuni vecchi leghisti lombardi hanno fondato il “Patto per il Nord” riproponendo il programma politico di Bossi e quello istituzionale di Miglio.

Analoga evoluzione in Toscana.
Espulsi (me compreso), ex tesserati, nuovi interessati, hanno abbandonato l’inerzia: si sono parlati, si sono riuniti, hanno costituito la Associazione Patto per la Toscana che si è confederata con Patto per il Nord, con una embrionale organizzazione territoriale, con l’obiettivo di evolversi in Movimento politico per ridare voce ai territori toscani, esaltarne le identità, rappresentare il ceto medio produttivo e l’identità italiana, la originalità e la creatività delle eccellenze che produce

Chi ha interesse a saperne di più può andare sul Web e cliccare Patto per il Nord Toscana. Benvenuto.

Leggi anche:

https://www.adhocnews.it/

www.facebook.com/adhocnewsitalia

SEGUICI SU GOOGLE NEWS: NEWS.GOOGLE.IT

 

 

Exit mobile version