Un’ analisi del voto in Sardegna. Ma il “campo largo” ha vinto?

Un’ analisi del voto in Sardegna. Ma il “campo largo” ha vinto?

E’ sempre complesso trarre delle conclusioni di natura elettorale che possono riflettersi a livello nazionale dei voti delle Regioni a Statuto Speciale.

L’esempio di precedenti tornate ci ha insegnato queste 5 Regioni hanno dinamiche diverse dalle Regioni a Statuto Ordinario. Hanno partiti “forti” locali, che non sono presenti in altri territori e regole particolari che niente hanno a che fare con risultati nazionali.

Tuttavia le elezioni di domenica scorsa in Sardegna una cosa ce le hanno confermato

Quando l’elettore deve scegliere una carica monocratica, che sia il Presidente della Regione o il sindaco di una città, i cittadini scelgano la persona indipendentemente dalla sua appartenenza politica.

Ne è un esempio il candidato del centro destra Paolo Truzzu, appoggiato dalla premier Meloni, che in Sardegna non è piaciuto. A Cagliari, dove è sindaco dal 2019, ha perso oltre il 20%. Il voto disgiunto lo ha penalizzato con ben 3 punti in meno rispetto ai voti complessivi della coalizione che lo ha sostenuto.

E lui ha riconosciuto la sconfitta personale

Il dato politico evidente è che la scelta di Truzzu è frutto di un conflitto maturato in seno alla maggioranza tra la premier e il suo vice Salvini. E gli elettori sardi hanno dato un segnale forte ai due leaders, e alla tenuta dell’esecutivo nazionale, soprattutto in vista delle prossime elezioni Europee di giugno.

Pesa inoltre non poco il tonfo della Lega

La discesa non è stata circoscritta alle sole elezioni sarde. Oramai da tempo si assiste, elezioni dopo elezioni, ad una progressione al ribasso preoccupante per lo stesso Governo. Una maggior riflessione sarebbe opportuna fra gli esponenti di Pontida, che potrebbe a questo punto coinvolgere anche un cambio di leadership.

Nel centro sinistra si assistono a scene di giubilo

La vittoria è di misura, ma il risultato, al di là della manciata di voti che separano i candidati Todde e Truzzu, è di fatto storica. Si decanta l’utilità del “campo largo”, che altro non è una alleanza PD-5stelle e poco altro, senza fare i conti che i partiti di centrodestra complessivamente in Sardegna hanno preso il 48,8%, mentre quelli del “campo largo” il 42,6%.

Schlein e Conte invece inneggiano all’esperienza politica, giurandosi a vicenda convintamente di riproporla su scala nazionale

Ma se è vero la premessa di cui sopra, ovvero che alle Elezioni Regionali conta la persona e non l’appartenenza politica, nelle elezioni di giugno prossimo il voto Europeo è essenzialmente partitico. Ben diverse invece le candidature locali a sindaco. Ma qui l’analisi andrebbe fatta di territorio in territorio.

Di Alessandra Todde se ne sente parlare un gran bene. In tanti si chiedono come una preparate come lei, imprenditrice, manager, fondatrice e CEO di Energeya possa essere capitata nelle file di Conte.

Ma quello che ha favorito Todde è stato il fermento che si è formato attorno a lei di partiti minori sotto il catalizzatore PD

Ogni voto ha avuto un peso importante. E questa costruzione corale, fatti di piccoli pezzi di puzzle attorno a Todde, ci dimostra quanto sia inutile e dannoso porre veti ad personam, al solo scopo di mantenere l’accentramento decisionale nelle mani di una sola persona.

Occorre piuttosto promuove un’aggregazione costruttiva per finalizzare il risultato. Al di là del “campo largo” è stato “il crederci tutti e tutti insieme” che ha costruito il risultato positivo. Ciò che non è avvenuto nel centro destra, questa volta presentati divisi nella bella isola.

Oggi, a tre giorni delle elezioni, chiedersi se l’esperienza del “campo largo” in Sardegna sia stata realmente positiva, non è semplice né di facile lettura. E’ necessario effettuare ulteriori verifiche sul progetto politico Schlein/Conte anche in altri territori e in altre tornate elettorali. Solo così si potranno trarre delle conclusioni.

Qualche forte perplessità sussiste

E i partiti di centro? Un disastro. I sardi in questo caso hanno dato, si, un messaggio forte. E’ completamente inutile presentare candidati con gli stessi programmi, le stesse idee, gli stessi valori, appoggiati da capi di piccoli partiti che non arrivano al 4% e che si mettono l’un l’altro veti solo per il gusto di primeggiare piuttosto di confrontarsi sul piano ideologico/politico.

Il fatto che i partiti dell’area liberaldemocratica possano, singolarmente presi, non raggiungere la soglia del 4% diventa, a questo punto un problema di sopravvivenza.

L’unica è procedere con l’inglobamento in un qualsiasi “campo largo” esistente, fosse di destra e/o sinistra, con il rischio di scontentare parte dei propri elettori moderati e di perdere l’identità del leader di turno.

E’ triste rilevare ancora una volta che i veri vincitori sono stati gli astensionisti. Troppi quei 50% di sardi che non si sono recati alle urne. Todde diventerà il nuovo Governatore, legittimamente eletto, della metà dei sardi aventi diritto. Questa è la vera sconfitta politica.

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