Mario Draghi vola in Turchia per rilanciare i rapporti bilaterali; “Italia e Turchia sono partner, amici alleati”.

Appena un anno e tre mesi fa Draghi definiva Erdoğan "Dittatore"

Turchia – Mario Draghi è volato ad Ankara per incontrare Recep Tayyip Erdogan ora che il presidente turco è divenuto mediatore tra Russia e Ucraina. Mario Draghi con lui ha affrontato diversi temi. Si è parlato di energia, di crisi alimentare, del conflitto in Ucraina della la crisi in Libia. Con la stampa Draghi ha sottolineato che un accordo sul grano avrebbe “un importantissimo valore strategico. Come primo atto di concordia sulla via della pace.  Il turco  ha subito ringraziato l’Italia. Per essere “tra i paesi che sostengono maggiormente la prospettiva europea per la Turchia”. Ma soprattutto la visita ad Ankara è la prima da quando nel 2021 il premier italiano aveva definito il presidente turco “un dittatore”. Con il quale “bisogna essere franchi ma cooperare”. Molto azzeccato specialmente oggi che una guerra ha riportato la Turchia al centro della diplomazia internazionale. 

Non solo la guerra al centro dei colloqui

Prima di tutto la delegazione italiana con i ministri Di Maio, Lamorgese, Guerini, Giorgetti e Cingolani, ha firmato accordi e protocolli d’intesa in ambiti diversi.  Accordi che vanno dalla cooperazione in materia di esteri e difesa e lo sviluppo sostenibile al sostegno alle micro, piccole e medie imprese. Un capitolo a parte nelle relazioni bilaterali riguarda la questione migratoria. Non è escluso che i due leader abbiano affrontato anche il tema Libia dopo le ultime agitazioni popolari. In Libia,  la Turchia e la Russia sono gli unici governi militarmente presenti. Questo lo rende un attore chiave con cui e necessario relazionarsi. Con il più riottoso membro della NATO. Candidato storico anche all’ingresso nell’U.E. Primo partner per l’Italia in Medio Oriente e Nord Africa.

Primo partner per l’Italia nel Medio Oriente e Nord Africa

Nel 2021, l’interscambio tra i due paesi si è attestato a 19,4 miliardi di euro, mentre le esportazioni italiane nel paese equivalgono a 9,5 miliardi. Inoltre, gli investimenti diretti italiani in Turchia ammontano a circa 6 miliardi di dollari. Secondo il Governo turco, le aziende italiane presenti nel paese sono oltre 1500. Ankara è anche un importante partner energetico per l’Italia: il gasdotto Tanap (Trans-Anatolian Pipeline), attraverso il Tap, rappresenta la terza fonte di gas per il nostro paese dopo Algeria e Russia. Sul piano internazionale poi, la Turchia è il paese che finora sta portando avanti la mediazione più credibile tra Russia e Ucraina. Capace, speriamo, di sbloccare il grano fermo nel porto di Odessa. Mentre in Libia sostiene il governo di Tripoli. In aperto contrasto con Mosca che appoggia il generale Haftar in Cirenaica. Tensioni che alimentano l’instabilità nel paese. Con effetti negativi per l’Italia, che riesce ad importare dalla Libia appena un quarto del gas di cui avrebbe bisogno.

Un alleato scomodo

Tuttavia la Turchia è soprattutto un alleato ‘scomodo’. Dal ‘ricatto’ sui migranti, all’eterna questione del Mediterraneo Orientale fino alla minaccia di apporre il veto all’ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato. Erdogan pratica una politica estera spregiudicata e vincente. Nell’ultimo vertice Nato di Madrid, il leader turco è riuscito a ottenere, discretamente, che in cambio di un suo ‘sì’, Helsinki e Stoccolma promettessero di non sostenere più i leader curdi che Ankara considera ‘terroristi’. In più ha obbligato gli Stati Uniti a sbloccare verso Ankara la vendita di  40 caccia F16, incagliata dopo che Ankara aveva acquistato dalla Russia il sistema antimissile S400. Tutte mosse per rilanciare la figura di Erdogan presso l’opinione pubblica turca. Il motivo è semplice. L’anno prossimo, nel centenario della nascita della moderna Turchia, il paese va al voto . Il presidente è in calo nei sondaggi.  

Erdogan lotta per essere rieletto

L’economia turca versa in condizioni disastrose. L’inflazione ha raggiunto quota 80% e nell’ultimo anno e mezzo la Lira turca ha dimezzato il suo valore rispetto al Dollaro. Chiaramente, nei calcoli del presidente, la ribalta internazionale gli fornirà il consenso necessario ad essere rieletto. Le ambizioni di Erdogan d’altronde hanno un prezzo. Con la Turchia membro Nato e del G20 e partner privilegiato dell’Italia e dell’Unione Europea. Le libertà sono erose ogni giorno, oppositori e dissidenti vengono perseguiti e incarcerati. Il tutto senza che l’occidente riesca ad imporre il tema dei diritti umani nelle loro agende con Ankara. Sembra infatti che nella lista dei dissidenti curdi che Ankara ha chiesto a Svezia e Finlandia di estradare, ci sarebbero  giornalisti e intellettuali. Se fossero consegnati alle autorità turche sarebbe imbarazzante perfino da commentare. Mentre i due governi sono già stati accusati da più parti di aver “tradito i curdi”. 

E’ stato uno scambio costruttivo

Eppure, in una nota di Palazzo Chigi, quello avvenuto oggi tra i due leader era stato presentato come “uno scambio costruttivo sul partenariato bilaterale e le opportunità di suo ulteriore rafforzamento”. Mentre sul tema migratorio le parole del premier in conferenza stampa sono state insolitamente dure: “La gestione dell’immigrazione deve essere umana, equa ed efficace. Noi cerchiamo di salvare vite umane. Ma occorre anche capire che un paese che accoglie non ce la fa più. E’ un problema che il ministro Lamorgese ha posto in Europa, lo ha detto qui e lo diremo alla Grecia quando la incontreremo. Forse noi siamo il paese meno discriminante e aperto, ma anche noi abbiamo limiti e ora ci siamo arrivati”.

 

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FONTE: ispionline.it

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