Toscana green o Toscana ferita?

#myTuscany - Val d'Orcia, Toscana

Toscana green o Toscana ferita?

Si vive in mezzo a alluvioni, termovalorizzatori e promesse mancate. La Regione infatti parla di transizione ecologica, ma il territorio continua a franare. Le parole sono “sostenibili”, i fatti un po’ meno.

Quando c’è da parlare di ambiente, la Toscana è sempre in prima fila.Conferenze, tavole rotonde, slogan rassicuranti come “transizione ecologica”, “resilienza climatica”, “mobilità sostenibile”

Ma basta guardare fuori dalle sale dei convegni per rendersi conto che la Toscana reale è un’altra, quella una regione che ogni autunno conta frane, alluvioni e disastri annunciati.

Le ultime ondate di maltempo, susseguitesi senza tregua tra 2023, 2024 e inizio 2025 , hanno lasciato il segno. Si sono viste strade interrotte, ponti chiusi, campi devastati, frane e smottamenti.

Eppure, a distanza di mesi, molti cantieri di messa in sicurezza non sono nemmeno partiti

Le colpe? Rimbalzano tra Roma e Firenze, tra governo nazionale e Regione, ma intanto chi vive nelle zone colpite sa che la burocrazia non si ferma nemmeno davanti al fango.

Il governatore Eugenio Giani parla spesso di “Toscana verde”. E in teoria, la Regione è stata tra le prime a inserire obiettivi ambiziosi di riduzione delle emissioni e investimenti sulle rinnovabili.

In pratica, però, i risultati non sono all’altezza delle promesse. I fondi PNRR destinati all’ambiente viaggiano a rilento, i progetti per i nuovi impianti di smaltimento rifiuti restano impantanati tra ricorsi e comitati, e la tanto decantata “mobilità sostenibile” si riduce spesso a qualche chilometro di ciclabile e un nuovo bus elettrico per le foto di rito.

Il caso dei termovalorizzatori è emblematico

Dopo anni di dibattiti, opposizioni e rinvii, la Toscana esporta ancora una parte dei propri rifiuti fuori regione. La sinistra ambientalista che governa da decenni non ha avuto il coraggio di decidere, preferendo il compromesso all’efficienza. Il risultato?

Un modello che né tutela davvero l’ambiente, né fa risparmiare i cittadini

Nel frattempo, i sindaci, di ogni colore politico, chiedono risorse per argini, strade e manutenzione ordinaria.
In Maremma come nel Mugello, in Garfagnana come nel Valdarno, la storia è la stessa. Si parla tanto di “green economy”, ma chi amministra il territorio sa che servono scavatrici, non convegni né nastri da tagliare.

Il mondo agricolo, poi, è stanco di sentirsi accusato d’inquinare

Gli agricoltori toscani sono i primi custodi del paesaggio, ma vengono trattati come un problema, non come una risorsa. Burocrazia, vincoli, direttive europee e controlli infiniti stanno soffocando un settore che tiene in piedi la Toscana vera, quella delle campagne e non dei palazzi regionali.

C’è poi il grande tema energetico

Mentre il governo nazionale spinge su rigassificatori, nuovi impianti e reti più moderne, la Regione preferisce muoversi con prudenza, spesso più ideologica che tecnica.

I parchi eolici restano sulla carta, compressi da polemiche infinite, il fotovoltaico cresce poco, e le infrastrutture restano le stesse di vent’anni fa. La Toscana “progressista” rischia così di restare indietro rispetto ad altre regioni che hanno avuto il coraggio di innovare davvero, senza paura del consenso.

La verità è che la “Toscana green” è un’idea più comunicativa che concreta.La sinistra che governa da trent’anni si è abituata a usare l’ambiente come bandiera elettorale, ma senza trasformarlo in un progetto vero

La sfida non è ideologica, ma pratica. Servono amministratori che abbiano il coraggio di decidere, anche quando la decisione non piace ai salotti ambientalisti.

Solo così la Toscana potrà tornare davvero verde — non per propaganda, ma per risultati.

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