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Tomasi vs Giani, la Toscana al bivio di un nuovo modello politico

di Silvia Castellani
28 Settembre 2025
In Politica
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Tomasi vs Giani, la Toscana al bivio di un nuovo modello politico
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Tomasi vs Giani, la Toscana al bivio di un nuovo modello politico

In Toscana si consuma qualcosa di più del tradizionale scontro tra partiti. È in corso un distacco politico, non solo personale, tra il ruolo attivo di Alessandro Tomasi e la presenza istituzionale di Eugenio Giani.

Non è l’ennesima disputa tra sinistra e destra, ma la possibile nascita di un nuovo modello che punta sul “fare” più che sul “rappresentare”

Il centrodestra, guidato da Tomasi, non è solo in corsa ma sta provando a cambiare pelle.

Eugenio Giani, presidente uscente della Regione Toscana, incarna l’esperienza del centrosinistra istituzionale. Ha dalla sua la legittimità dell’incarico, l’architettura burocratica e la responsabilità di governo.

Le sue sfide sono quelle di tradurre i vincoli centrali in risposte locali concrete, mantenere coesa una coalizione che deve governare una regione molto diversificata e affrontare le emergenze climatiche, sociali, economiche con gli strumenti a disposizione

Alessandro Tomasi, sindaco di Pistoia, ha costruito un’immagine politica diversa, più concreta, pragmatica e molto attenta alle ricadute locali.

Tomasi è sempre più presente nei cantieri, nei quartieri, negli incontri con cittadini e imprenditori. Le sue gestioni locali vengono percepite come immediate. Per Giani, invece, la visibilità deriva più da politiche macro (fondi, PNRR, progetti strategici), che richiedono più tempo per concretizzarsi e che, per alcuni, restano lontane dalla quotidianità.
Il centrodestra ha scelto Tomasi come candidato presidente.

Le forze politiche che lo sostengono – Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, Noi Moderati – hanno ribadito più volte la necessità di presentarsi uniti

Ma la scelta non è stata indolore in quanto vi sono state divergenze nel nome del candidato a governatore.
Il procedimento “civico” di Tomasi è visto come un pregio, ma anche come un’arma a doppio taglio. Alcuni alleati temono che il civismo tolga potere o visibilità ai partiti “tradizionali”.

Ci sono pressioni perché il centrodestra costruisca una proposta solida, non solo una figura carismatica.

A Giani viene richiesto di gestire una regione in maniera più dnamica. Gli addebitano lentezze burocratiche, progetti che restano “in cantiere”, sfide nelle infrastrutture idrauliche e nelle emergenze ambientali. Se il “fare” diventa misura del consenso, alcune attese restano insoddisfatte.

Tomasi può rappresentare per la Toscana un modello nuovo, una leadership che mescola visione civica e radici nel partito

Un modello che prova a parlare anche a chi non vota tradizionalmente a destra, scommettendo su risultati tangibili, trasparenza, urbanistica, servizi, riqualificazione. Se funziona, può rompere un ciclo ventennale in cui il centrosinistra ha avuto parte del monopolio dell’immagine di governo regionale.

Ma non è avulso da rischi

Il fenomeno “candidato unico” può risolvere problemi di coesione, ma anche nascondere contrasti interni che emergono dopo. L’immagine civica può fratturarsi quando i temi diventano divisivi (memoria, identità, politiche culturali). Serve concretezza, sì, ma serve anche riconoscere che non tutto si può fare da sindaci o da enti locali, che le risorse e i vincoli sono reali.

Per Giani invece le elezioni sono un banco di prova del governo regionale. La sua responsabilità è diversa più istituzionale, di amministrazione di una regione con oltre 3,7 milioni di abitanti, territori montani e costieri, differenze urbane e rurali, diseguaglianze

Giani deve anche gestire le aspettative elevate. Ogni denuncia di lentezza, ogni ritardo si traduce in critica politica. In una fase in cui il “fare” è la valuta più richiesta dall’elettorato, la politica regionale rischia di essere valutata per ciò che appare più che per ciò che è.

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Il centrodestra deve saper costruire credibilità amministrativa in progetto politico regionale distintivo. Solo cosi può riuscire a convincere anche elettori delusi dal centrosinistra che cercano alternative concrete. D’altro canto, se resterà un’operazione personale, senza radicamento territoriale o senza articolazione nei contenuti, rischia di essere respinta come “ennesima alternativa” ma non sostanziale.

Giani dal canto suo può provare a ricentrare il suo messaggio su trasparenza, su “controllo sociale” dei cantieri, su riforme rapide laddove possibile, su dialogo più stretto col territorio

Anche perché, se Tomasi guadagna terreno nei sentimenti, il centrosinistra rischia di pagare un deficit di immagine, non per difetto di legittimità, ma per percezione di lontananza dai problemi quotidiani.

Il distacco fra Tomasi e Giani non è un fatto personale ma è un indicatore di cambiamento politico. Indica una Toscana che domanda concretezza, meno ideologia rituale, più risposte locali immediate. Ma non basta “fare”: serve anche “far capire”, “far vedere”, “essere credibili”.

Tomasi ha la chance di incarnare una nuova leadership regionale che non abbia il difetto di sembrare solo opposizione o alternativa, ma governo possibile

Giani ha l’opportunità di rinnovarsi, di far scendere la politica nella vita quotidiana, di rendere visibili le ricadute delle sue scelte su scuole, strade, case, servizi.
Chi vincerà? Forse non solo chi saprà presentare il miglior programma, ma chi saprà dimostrare che la distanza fra chi governa e chi vive la Toscana di ogni giorno si può accorciare davvero.

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Tags: Alessandro TomasiELEZIONIEUGENIO GIANIPRIMO PIANOREGIONE TOSCANA
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