Tomasi, l’uomo giusto per archiviare il populismo targato Giani
Mentre Giani si dice pronto al bis tra scandali e tasse record, Tomasi offre ai toscani una visione concreta, sobria e libera da ideologie. È tempo di cambiare passo.
Firenze – Mentre Eugenio Giani annuncia, con enfasi autoreferenziale, la sua disponibilità a ricandidarsi alla guida della Regione Toscana, una domanda aleggia con sempre più insistenza nei territori, nei circoli, tra i sindaci e – soprattutto – tra i cittadini: ha ancora senso un secondo mandato per un presidente che ha deluso le attese e aggravato i problemi?
In un panorama stanco e autoreferenziale, emerge invece Alessandro Tomasi, sindaco di Pistoia, primo per gradimento in Toscana. E non per caso: Tomasi incarna una politica seria, concreta, pragmatica. Amministra senza ideologie, parla poco e lavora molto. Non rincorre bandiere, ma obiettivi. E i risultati si vedono.
Mentre Giani rivendica “cinque anni di ottimi risultati”, i toscani ne vedono ben pochi. Vedono, invece, scandali irrisolti, spese discutibili e una Regione che continua a spremere i cittadini come limoni, portando l’addizionale IRPEF al massimo consentito dalla legge
Il tutto, mentre si bruciano 600.000 euro per un progetto gender nelle scuole, accolto con sconcerto da molte famiglie e operatori del settore, più interessati alla qualità dell’istruzione che alla propaganda.
E dietro l’immagine istituzionale, le ombre non mancano. Il caso dell’ex sindaca di Prato, Ilaria Bugetti – oggi indagata – non può essere ignorato. Bugetti era parte integrante della macchina regionale prima di diventare sindaca
La sua ascesa, così come il suo attuale coinvolgimento giudiziario, riflette le dinamiche interne a un sistema di potere consolidato, più attento agli equilibri interni del PD che alla trasparenza verso i cittadini.
Poi c’è il caso Keu: scarti industriali tossici interrati nei territori, una bomba ecologica e giudiziaria che ha coinvolto anche funzionari pubblici e ha scoperchiato falle gravissime nella gestione ambientale. Senza dimenticare il Forteto, simbolo tragico di come la politica toscana, per anni, abbia preferito non vedere, non sapere, non agire.
In questo contesto, Tomasi appare come la vera alternativa: sobrietà amministrativa, senso delle istituzioni, responsabilità
Non promette redditi sociali astratti, né campagne valoriali a spese dei cittadini. Promette – e realizza – servizi, ordine, buon senso.
Il governatore uscente, pur di restare, parla oggi di “legittimazione” e “coalizione”. Ma se la sinistra vuole davvero fare autocritica, dovrebbe interrogarsi su quanto costi ancora, in termini di credibilità e consenso, il continuare a sostenere un progetto politico affaticato, populista, e – sempre più spesso – disconnesso dalla realtà.
La Toscana merita di meglio. Merita competenza, rigore, serietà. Merita Alessandro Tomasi
E ci auguriamo che il governo nazionale non alzi – o peggio ancora tolga – il tetto all’IRPEF regionale. Perché a quel punto, per i toscani, potrebbe davvero convenire fare richiesta in massa di cittadinanza monegasca.
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