Stiamo vivendo gli anni ’70 redivivi. Passerà

Anni

Quelli che stiamo vivendo sono anni che paiono una cover-band degli anni ’70.

Lo avvertiamo in ogni campo, soprattutto nei media e nello spettacolo.

Anche i Maneskin, i vincitori di Sanremo, con le loro tutine gender fluid e il loro trucco da donne androgene e da uomini effemminati, lo confermano.

Achille Lauro poi non ne parliamo: un crossover tra David Bowie e Renato Zero. Quaranta anni in ritardo.

Tanta blasfemia e vilipendio alla bandiera, al tricolore, per nulla.

Una dose di trasgressione pari solo a quella di Cristina D’Avena.

I Puffi son così…

Nulla di nuovo

Non c’è nulla di nuovo sotto il sole: come nella musica, che ripropone remixaggi di canzoni datate; anche l’arte ai giorni nostri altro non è che Pop Art e Street Art rivisitate.

Epigoni di Warhol e Schifano senza la loro genialità. E senza saper disegnare.

Le lotte moderne, poi, tutto ecologismo e anti petrolio, altro non sono che riproposizione della cultura proto-ambientalista anni ’70.

Anche allora Cassandre profetesse di sventura predicevano la fine del mondo imminente.

Tutte fandonie. Non è finito alcunché, come non finirà nemmeno stavolta.

Solo un volano alla New green economy che, lungi dal volersi occupare del nostro ambiente, vuole solo vendere prodotti nuovi.

Ecologici come una caterva di batterie al litio abbandonate in un campo.

Stiamo rivivendo una (finta) rivoluzione culturale, come quella hippie, che di rivoluzionario non ha nulla, come allora, ma almeno era originale.

Il fiorire di istanze gay, come dal ’68 in poi, tutte libero amore in libera droga, annientamento valoriale e delle autorità, sanno oggi di stantio e di già visto.

Come il boldrinismo e i tentativi di imposizione della neo lingua orwelliana e bislacche declinazioni al femminile praticamente di tutto rispecchiano un protofemminismo che puzza inesorabilmente di vecchio.

Le donne, quelle brave ed intelligenti, non ne hanno bisogno e ne ridono.

Per le altre ci sono le quote rosa.

Già, come il pericolo fascista, sparato alzo zero su tutto ciò che alla sinistra e al suo pensiero unico si oppone. L’ultima spiaggia, prima dell’estinzione.

Una ideologia che viene da lontano

Gli anni ’70 furono anni di piombo e di contestazione che coincisero con la crisi del petrolio e dell’economia.

Dopo il boom anni ’50 statunitense ed anni ’60 europeo, una recessione fu inevitabile e si portò dietro aumento di debito pubblico ed inflazione.

Politicamente furono gli anni dell’avanzata delle sinistre, in Italia ed in Germania, ma anche in Francia di compromessi più o meno storici.

Un falso ecumenismo religioso portava poi ad una visione sostanzialmente ateistica della realtà, o comunque paritaria tra le religioni, tutte intese sullo stesso piano, e di un relativismo religioso che preludeva alla dottrina fai da te.

La mezza figura del pontefice Francesco è oggi incapace di trovare una sua forza convincente e si fa ammaliare dalle sirene della operazione simpatia.

Niente di nuovo neppure lì: Paolo VI fu sulla stessa linea.

Un pontefice discusso che cercò di incarnare un forte spirito progressista incentrato su un deciso ecumenismo laicista, conciliante con il comunismo, ma contrario al capitalismo.

Ci provarono in tutti i sensi le sinistre ad annientare ciò che le aveva precedute. Dio, Patria e Famiglia erano i bersagli favoriti. Come adesso.

La Cancel Culture esisteva già allora: aveva nel mirino tutto ciò che non era strumentale ad una visione globalista ante litteram. A scuola come all’università.

Riascoltate Imagine di John Lennon,ed il suo spaventoso messaggio di una esistenza senza stato, religione, confini, radici, identità. In una pace fatta di annientamento individuale ed ideologico. Terribile ed emblematica.

Anni di premesse per una rinascita

Ad essere sincero non sono felice di vivere anni di oscurantismo e affermazione di istanze così bislacche che minano le basi fondanti della società occidentale.

Ma li sopporto.

Perché so cosa ci sarà dopo.

Perché dopo gli anni ’70 vennero gli ‘eighties’.

I mitici anni ’80.

Quelli dell’edonismo reaganiano, quelli del boom economico. Quelli della speranza e della ricchezza.

Verranno anche per noi.

 

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