Spagna 1982, il mondiale che cambiò l’Italia.

Spagna 1982, il mondiale che cambiò l’Italia.

«Guardavo la folla, i compagni, le bandiere dell’Italia sventolare ovunque, e dentro sentivo un fondo di amarezza.

Un momento unico

Adesso dovete fermare il tempo, mi dicevo. Non avrei più vissuto un momento del genere. E me lo sentivo scivolare via. Ecco: era già finito. Capii che la gioia, quella vera, dura un attimo…”. Paolo Rossi, bomber dell’Italia campione del mondo del 1982, descrisse così i minuti seguenti la finale di Italia-Germania, la partita che consegnò definitivamente alla leggenda la nazionale italiana di calcio rimasta per sempre nei cuori di milioni di sportivi.

L’ESTATE DELLE MERAVIGLIE

Quella del 1982 fu il trionfo perfetto, arrivato in un contesto storico in cui l’Italia non aspettava altro che un segnale, una via d fuga da un terribile presente e da un altrettanto tragico passato.

Succedono tante cose, in quell’anno. Oltreoceano presentano il Commodore 64, l’home computer più venduto della storia. A Padova viene liberato il generale statunitense James Dozier, rapito dalle Brigate Rosse sul finire del 1981. Il Segretario regionale del PCI, Pio La Torre, viene assassinato dalla mafia a Palermo. Durante le prove del Gran Premio del Belgio di Formula 1 perde la vita Gilles Villeneuve. Sotto il Ponte dei Frati Neri a Londra viene trovato il cadavere di Roberto Calvi, ex presidente del Banco Ambrosiano.

L’anno di Blade Runner

Il 1982 è l’anno in cui al cinema spopolano film come Blade Runner, E.T. – L’extra-terrestre di Steven Spielberg, La cosa, Rambo di Sylvester Stallone, Ufficiale gentiluomo, l’intramontabile Borotalco di Carlo Verdone, e per radio si ascoltano le hit del momento: Paradise di Phoebe Cates, Just an illusion degli ‘Immagination’ , Ebony and Ivory di Paul McCartney e Stevie Wonder. Poi ci sono Miguel Bosè con Bravi ragazzi, Claudio Baglioni con Avrai, Giuni Russo con ‘Un’estate al mare’.

Un’estate unica

Dentro al 1982 passa anche un’estate che cambia tutto. Una canzone risuona nelle case, nelle autoradio e dei bar. È Cuccurucucù di Franco Battiato, tratta dal leggendario album ‘La voce del padrone’. E’ la La hit che accompagna giorno dopo giorno anche la nazionale guidata da Enzo Bearzot che si sta giocando il mondiale in Spagna, un torneo iniziato male, con il precario girone eliminatorio di Vigo, e terminato con un finale epico.
Gli azzurri del 1982 sono ancora oggi circondati da un alone mitico e romantico perché quella squadra non era favorita, era partita male e riuscì a battere le squadre più forti in assoluto. Dal 1938 l’Italia non vinceva una Coppa del Mondo e dal 1968 che non si aggiudicava una competizione (gli Europei). La società italiana dell’inizio degli anni ottanta, inoltre, aveva alle spalle un lungo periodo difficile e complesso, di grandi cambiamenti ma anche di stragi, terrorismo, violenza diffusa, scandali. Tra il 1980 e il 1981 la società era rimasta sconvolta dalle stragi di Ustica e Bologna, dal devastante terremoto dell’Irpinia, dallo scandalo della loggia P2, dall’attentato al Papa, dalla tragedia del pozzo di Vermicino. Per questo in molti trovarono in quelle partite un riscatto, una sorta di rinascita, identificandosi poi nell’urlo liberatorio di Marco Tardelli nella finale con la Germania. Dietro c’era altro, di molto profondo: la voglia di vivere un’altra stagione, ad esempio, che effettivamente ebbe inizio simbolicamente anche grazie a quelle incredibili giornate.

Un Italia unita nella nazionale

Un’intera nazione si ritrovò a fare festa insieme, senza alcuna divisione sociale, strabordando nelle strade e piazze una felicità inattesa e per questo ancora più vitale, veemente, contagiosa.
ITALIA-BRASILE: LA PARTITA CHE SI FECE LETTERATURA
Fu comunque una sfida, quella al Sarrià di Barcellona contro il Brasile, a dare la svolta. Dopo i pareggi scarni e preoccupanti della prima fase contro Polonia, Perù e Camerun, con una qualificazione raggiunta per miglior differenza reti, arrivò il primo ‘miracolo’ con il 2 a 1 all’Argentina di Maradona (campione del mondo in carica). Poi il Brasile, quel Brasile lì, secondo per qualità solo alla nazionale mitica di Messico 1970. L’Italia doveva per forza vincere a causa, ancora una volta, della differenza reti favorevole ai verdeoro. Un risultato utile, dunque. Solo uno.
Italia – Brasile del 5 Luglio 1982. La partita in cui Paolo Rossi entrò in campo con il peso delle critiche per le sue prestazioni e reduce da due anni di ingiusta squalifica per la vicenda del calcioscommesse. Giornalisti e opinione pubblica contro, Bearzot se lo era portato con sé ed ebbe ragione. Rossi, fino a quel momento a secco di reti, ‘uccise’ i verdeoro di Zico, Falcao, Socrates, Junior e Cerezo con una strepitosa tripletta dentro una partita di sali e scendi, di chiamata agli inferi e ritorno.
Un pomeriggio indimenticabile. Un pomeriggio che fece la storia. Prima del trionfo finale, quella notte a Madrid, contro la Germania, che Rossi descrisse alla fine con la frase con cui abbiamo aperto questo articolo.

RIFLESSI SULLA NAZIONE

Così l’Italia, il suo marchio, tornarono incredibilmente di moda, facendo tendenza. Scoppiò definitivamente il ‘Made in Italy’: nella moda, nel design, nella musica, nell’economia. Un momento di esaltazione collettiva che segnò gli anni ottanta, fino a quando arrivò una crisi, all’inizio degli anni novanta dello scorso secolo, che diede inizio ad un declino ancora in atto. Gli anni ottanta: quelli dell’esplosione del debito pubblico, ma anche di un popolo ancora ottimista, pieno di idee e ancora vitale che iniziò a guardare all’impegno politico con diffidenza dopo tempi complicatissimi e anche dolorosi. Gli anni del ripiegamento nel privato e nell’individualismo. Storie passate. Un’altra epoca.

 

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