Sgarbi e la tecnica del gaslighting

Sgarbi e la tecnica del gaslighting

“Capra, Capra, capra!”. Chissà cosa le avranno fatte le innocue e tranquille caprette a Vittorio Sgarbi.

Certo non avranno fatto l’Università di Filosofia come lui, né si intenderanno di arte, né sono state mai sindache di qualche sparuto comune italiano o sottosegretarie in un Consiglio di Ministri.

Sgarbi non si smentisce mai

Ancora una volta, l’ennesima da decenni, si è reso protagonista delle sue performance migliori. Ci ricordiamo tutti la storica litigata con schiaffoni con Cecchi Paone, le espressioni rudi conto il PD e i suoi esponenti (“Voi non siete niente!”), e pure gli improperi contro Barbara D’Urso per aumentare audience e cachets.

Questa volta Sgarbi ha sbroccato completamente contro i giornalisti de “Il fatto Quotidiano” e delle troupe televisiva di Report

Insulti scomposti contro i colleghi delle due testate, fino alla frase infelice “Spero che tu muoia in un incidente stradale, ne sarei contento!,” nei confronti di un basito Manuele Bonaccorso, inviato di Report. La reazione è stata conseguente alla richiesta di Bonaccorso di esprimere il suo punto di vista su alcune situazioni “poco chiare”, situazioni che lo vedono al centro di indagini e approfondimenti. Il raggio di azione dei presunti e da provare illeciti è ampio. Si va dal presunto conflitto di interessi derivanti a sue presenze in eventi in contrasto con il suo ruolo istituzionale , al presunto commercio di oggetti di pregio artistico in barba alle norme sulle esportazione, fino al riciclaggio di opere d’arte rubate.

Incalzato dal giornalista, il sottosegretario arriva ad annunciare che vuole mostrare davanti alle telecamere di Report i suoi “gioielli di famiglia”, alla stregua di nuovo improbabile Rocco Siffredi. E il video diventa virale. Se non fosse un nostro esponente del Governo poteva passare anche per uno spettacolo esilarante.

Invece il risultato è deprimente

Di certo che l’uscita (o la mancata uscita a seconda da che parte si guarda la scena), è sicuramente una tegola in più che la premier Meloni e il Ministro della Cultura Sangiuliano devono affrontare subito dopo la “sparata” di Pozzolo.

Non ci addentriamo sui presupposti alla base dei quali è scaturito il comportamento fuori dalle righe di Vittorio Sgarbi. Sarà la Magistratura a prendere in esame i fatti e acquisire testimonianze e prove. La questione è se sia il caso che alcuni personaggi siano da mettere in ruoli istituzionali importanti come lo è adesso Sgarbi. Di fatto rappresenta tutti noi italiani.

Gennaro Sangiuliano, da quando è diventato Ministro della cultura a novembre 2022, è stato costretto diverse volte a prendere le distanze dal suo sottosegretario. “Non l’ho voluto io” è stata la frase più comune riferita ai mass media a denti stretti, aggiungendo che “ le norme si applicano, ma ci vuole sempre un processo che devono fare i magistrati”.

Il 24 febbraio prossimo è previsto il verdetto dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato con cui giudicherà il conflitto di interessi sull’attività di Sgarbi e sui compensi intascati, quasi 300.000 euro. La premier Meloni ha già comunicato di essere pronta in qualsiasi momento a revocare il mandato a sottosegretario a Sgarbi, ma solo se l’esito sarà negativo.

Intanto Sgarbi attende furioso il verdetto e procede con i propri attacchi verso tutti gli interlocutori che a vario titolo si muovono contro di lui.

E’ un fiume in piena

Minaccia chiunque di querela, con richieste di rimborsi milionari, senza peraltro rilasciare nessuna dichiarazione in merito alle sue presunte operazioni illecite.

Attacca, attuando quello che in psicologia si chiama gaslighting. Crea artatamente una situazione di alterazione, con l’unico scopo di fare dubitare agli interlocutori della loro stesse percezioni e di disorientarli.

Nella tecnica del gaslighting le urla e le minacce hanno lo scopo di distogliere dai fatti l’opinione pubblica arrivando all’inversione del concetto di vittima/carnefice. Si degrada l’autostima della vittima (“Lei fa schifo, il suo programma fa schifo!”), e si evita di proseguire nella comunicazione.

Per questo si auspica un sereno e pacato percorso della Magistratura che arrivi a far luce se i fatti sono davvero rilevanti oppure è da accantonare il tutto, non avendo rilevanza giuridica. Noi speriamo per il professore che sia in questa seconda casistica. A patto che lasci stare per sempre le simpatiche caprette.

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