Se il “Politicamente Corretto” diventa dittatura

Se il “Politicamente Corretto” diventa dittatura

C’era una volta il rispetto. Quell’educazione civica che ci insegnava a non offendere il prossimo, a pesare le parole e a includere le diversità. Oggi, quel nobile principio si è trasformato in un mostro burocratico e ideologico. La cosiddetta “Dittatura del Politicamente Corretto”.

Non è più una questione di garbo, ma di sopravvivenza sociale. Chi non si adegua al nuovo dogma, chi non mastica il glossario approvato dai “guardiani del bene”, finisce dritto alla gogna. O peggio, viene cancellato

​Come nel celebre 1984 di Orwell, stiamo assistendo alla creazione di una vera e propria “neolingua”. Non si possono più chiamare le cose con il loro nome. Ogni termine viene setacciato, analizzato e spesso bandito perché potenzialmente offensivo per qualche minoranza, vera o presunta.

Ma il problema non è solo linguistico. Se modifichi le parole, modifichi il pensiero. Se impedisci di definire un problema con precisione, rendi impossibile risolverlo.

La sensazione è che si preferisca curare la forma per nascondere l’incapacità di affrontare la sostanza

E’ più facile censurare un aggettivo che risolvere una crisi economica o integrare davvero chi arriva da lontano.

Quella che era nata come una spinta inclusiva nelle università americane è diventata una prassi aziendale e istituzionale anche in Italia. Oggi, un dipebdente rischia il licenziamento, o un professionista l’ostracismo, per una battuta di dieci anni fa recuperata dai social.

Le aziende, terrorizzate dal boicottaggio delle “truppe cammellate” del web, preferiscono sacrificare la libertà d’espressione sull’altare del marketing progressista

​E il costo per chi dissente è altissimo. La conseguenza è che il cittadino comune smette di dire ciò che pensa per paura di essere etichettato come “razzista”, “sessista” o “omofobo”. È una forma di autocensura, che blinda la libertà di pensiero e di opinione.

Se tutto è offesa, inoltre, nulla è più comico. A farne le spese è la satira, che per definizione deve colpire e dissacrare.

E per questo sta letteralmente morendo di stenti

Si sta assistendo inoltre in una sorta di pericoloso revisionismo storico, un nuovo “rogo di Savonarola” dei nostri giorni. Film classici, libri e opere d’arte vengono rimossi o “corretti” , facendoli passare per fantasie ridicolizzandoli, o nei migliore dei casi giudicandoli come un passato da cancellare, spazzati via dal nuovo, spesso miope, presente.

​È necessario anzi fondamentale riprenderci la libertà di sbagliare. Una società che non accetta il rischio di essere offesa è una società che ha rinunciato alla libertà

La democrazia vive proprio di conflitti, di opinioni divergenti e, sì, anche di parole ruvide. Se trasformiamo il mondo in un asilo nido dove ogni spigolo è imbottito di gommapiuma ideologica, finiremo per perdere la capacità di pensare criticamente.

​È tempo di dire basta

È tempo di tornare a distinguere tra l’insulto gratuito e la legittima libertà di critica. Perché una cortesia imposta per legge non è civiltà, è solo una forma più raffinata di tirannia.

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