Saragat: leader politico e socialista atlantista

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Giuseppe Saragat presidente 29 dicembre 1964 – 29 dicembre 1971 – Le funzioni notarili della figura del capo dello Stato Italia, sono un’interpretazione. Non sono necessariamente stabilite dalla Costituzione e non sono neppure la prassi.

Un presidente può influenzare la politica. Ed oggettivamente questo Saragat lo fece. Anche perché fu il primo vero e proprio leader di un partito a salire al colle.

Piemontese di origini sarde da parte di padre. Aveva iniziato la sua carriera politica poco prima dell’ascesa del fascismo nelle fila del Partito Socialista Unitario, il cui segretario era Giacomo Matteotti.

Sentì molto l’influenza delle teorie politiche di Filippo Turati. Dovette espatriare stabilendosi in Francia durante il regime fascista.

Immediatamente si adoperò in favore della riunificazione con il partito socialista italiano.

Dopo l’otto settembre va in carcere grazie ai tedeschi. Ma riuscì a fuggire partecipando attivamente alla propaganda della resistenza entrando a far parte del governo Badoglio.

Sin dall’immediato dopoguerra si dimostrò apertamente ostile al Patto di Varsavia. Era già stato precedentemente candidato, senza successo, alla presidenza della Repubblica. Dopo la breve parentesi di Segni riesce a farsi eleggere tramite un accordo tra la sinistra democristiana e le sinistre.

Difensore dell’atlantismo

La caratteristica fondamentale di Saragat fu quella di essere un grande difensore dell’atlantismo ed un giurato antagonista del blocco sovietico.

Pretese la rimozione del generale De Lorenzo, del quale non si fidava assolutamente, ma fu leale a tutti gli impegni internazionali dell’Italia.

Sognava una grande unificazione socialista, per disinnescare l’egemonia comunista della sinistra e quindi riportare la sinistra italiana totalmente nelle logiche delle alleanze occidentali.

Quando terminò il suo mandato non si ritirò, quale padre nobile, dalla politica ma continuò il suo impegno socialista.

A lui due caratteristiche vanno riconosciute: vedere quale sacra la collocazione del paese nelle democrazie occidentali; e la coerenza con il proprio impegno politico.

 

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