Sanremo, Achille Lauro e un’offesa continua alla nostra cultura

achille lauro

Ci risiamo, Achille Lauro deve per forza esagerare. E tutti in piedi a stracciarsi le vesti. Bravo! Che artista! Che palle!

Ieri sera in quell’oppio italiano che è il festival della canzone italiana di San Remo è andato in scena il solito fritto misto di nulla totale. Ho visto (e purtroppo sentito) vecchietti terribili con i capelli affogati nel calamaio che non riescono più a raggiungere, né tantomeno tenere una nota alta (Ranieri in primis). Duetti lagnosi di simil cantanti stonati come Mahmood (gay dichiarato nonostante la sua religione) e Blanco. Poi con due nomi così, sembrano una coppia di gelati della Sammontana. Un tizio coi capelli rosa e lo smalto che fa il pugno chiuso comunista: Rappresentante di Lista del PCI, a quanto pare. Con una canzone che rispecchia in toto una parola molto ricorrente nel proprio testo: culo.

Achille Lauro e il battesimo denigrato

E poi arriva lui: il Renato Zero del nuovo secolo. Achille Lauro. Col nome di una nave naufragata nel 1994. Arriva sul palco a petto nudo e deride la religione cattolica e gli italiani battezzati scimmiottando il primo sacramento davanti a tutti. Roba da inquisizione spagnola.

E il bello, anzi il terribile, è che la gente è impazzita per questa cosa. Anzi è impazzita e basta. Naturalmente da parte delle più alte istituzioni vaticane non è stato proferito verbo in merito all’accaduto. Alle volte, per prendere una posizione, basterebbe essere buoni cristiani. O almeno cristiani. Magari il fuso orario argentino porterà la reazione più avanti.

Ma a livello politico c’è stato lo stesso, terrificante silenzio. La domanda che ha posto un mio caro amico è corretta e drammatica al tempo stesso: se invece che i cristiani avesse offeso Allah o Maometto, sarebbe scoppiata la rivoluzione.

 

 

 

 

 

 

 

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