Rivalità nucleare tra le due potenze non arabe del Medio Oriente

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Rivalità nucleare tra le due potenze non arabe del Medio Oriente

Nelle ultime settimane, l’attenzione dei maggiori analisti geopolitici ha avuto come epicentro la crescente tensione tra Iran e Israele, tanto da aver soppiantato, in un sol colpo, l’interesse che da mesi era stata riversata agli orrori di Hamas e all’assedio di Gaza.

Tutto ha inizio il primo Aprile 2024 con l’attacco israeliano all’ambasciata iraniana a Damasco, in Siria

Il motivo? Secondo Daniel Hagari, portavoce del IDF (forze di difesa israeliane), l’ambasciata veniva usata come quartier generale delle guardie rivoluzionarie Pasdaran, corpo delle forze armate iraniane, fondato dall’ayatollah Khomeini dopo la rivoluzione islamica del 1979 che mise fine al regime dello Scià in Persia e diventato la più potente organizzazione di sicurezza dell’Iran,

Ora, qualunque sia la ragione, colpire la sede diplomatica di un paese in violazione dell’art. 2 comma 4 della Carta delle Nazioni Unite, è, a tutti gli effetti, una palese aggressione alla sovranità di quel paese

L’Iran, a mente dell’art. 51 della Carta delle Nazioni Unite, sabato scorso ha reagito con un attacco portato attraverso il lancio di 350 droni. Pochissimi sono stati i danni riportati da Israele; una risposta ad impatto zero, potremmo definirla, vuoi perché le difese aeree hanno funzionato benissimo, vuoi perché si ipotizza che la controffensiva sia stata più una risposta politica che militare.

Non proprio un attacco a sorpresa tant’è che Israele, sostiene Al Jazeera, ha neutralizzato il 99% degli attacchi grazie alla sua difesa aerea, con l’aiuto francese e anglo americano

Attorno alle 4 italiane del 19 Aprile, nel giorno, peraltro, dell’85esimo compleanno della guida suprema Ali Khamenei, la risposta israeliana non si è fatta attendere. Sono stati lanciati tre mini droni contro la base di Isfahan, nel cuore del paese, importante centro militare e nucleare, che sono stati abbattuti senza causare vittime o danni.

L’operazione, a quanto pare molto limitata e senza alcuna vittima, sembra aver messo fine, per il momento, ad una settimana ad altissima tensione in Medio Oriente

Mentre Israele non ha rilasciato nessuna dichiarazione a riguardo e Blinken, Segretario di Stato degli Stati Uniti d’America si è affrettato ad escludere in maniera categorica qualsiasi coinvolgimento degli USA nell’operazione offensiva, al G7, tenutosi a Capri e che ha visto riuniti i Ministri degli Esteri di Italia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti d’America sotto la Presidenza del Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, On. Antonio Tajani, le parti hanno incentrato la discussione sulla necessità di evitare una escalation in Medio Oriente.

Ora, al di la dei giochi di forza, la domanda che bisogna porsi è la seguente: “Perché Israele e Iran si stanno fronteggiando cosi apertamente?”

Non sarà che al primo ministro nonché leader del partito conservatore Likud, Benjamin Netanyahu , al di la della storica inimicizia tra i due popoli che oggi ha raggiunto l’apice e rischia di destabilizzare l’intera regione, serva una guerra lunga, un nemico valido affinché possa confermare e rafforzare la sua leadership, un nemico che agli occhi occidentali possa rappresentare veramente una minaccia all’esistenza del popolo di Israele, e non già come contro i frombolieri palestinesi?

La risposta a questo interrogativo lo fornirà soltanto il tempo, contemporaneamente nemico o alleato.

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