Ricostruire la Politica, distinta dalla Magistratura
Le polemiche sulla legge di riforma della giustizia, in Parlamento proprio in questi giorni, sono avvilenti.
Le estremizzazioni della minoranza rappresentano sono strumentalizzazioni sterili e inutili
È ormai innegabile che da tempo c’è un’esigenza non più rinviabile nella nostra democrazia, ovvero quella di restituire alla politica la sua piena dignità, distinguendola con nettezza dal ruolo della Magistratura.
Non è questione di conflitti o riforme da demonizzare, ma di chiarire i confini, i compiti, le responsabilità per collaborare assieme per il benessere sociale e collettivo, per la tutela degli interessi generali e per la crescita del Paese.
Negli ultimi trent’anni, l’Italia ha visto la politica ritirarsi, intimidita, quando non condizionata, da un potere giudiziario sempre più pervasivo nella sfera pubblica
Le inchieste a orologeria, le anticipazioni sui giornali, le carriere distrutte prima ancora di un processo, hanno fatto da sfondo a uno scenario che ha avvelenato il dibattito democratico e inibito la classe dirigente.
Ma attenzione. Non si tratta di criminalizzare la Magistratura
Il nostro è un Paese in cui la legalità va rispettata e rafforzata, soprattutto in questi tempi difficili. Tuttavia, non può essere la giustizia a fare selezione politica. La responsabilità di scegliere chi governa deve restare agli elettori, non alle Procure.
Serve una politica che torni a parlare ai cittadini, che si assuma i rischi del governo, che non si trinceri dietro lo scudo del giustizialismo
Una politica che smetta di vivere nella paura di essere indagata prima ancora di essere criticata.
E allo stesso tempo serve una Magistratura indipendente, forte, ma non protagonista. Il giudice non è un tribuno, non fa opposizione, non costruisce carriere mediatiche sulle indagini. Il rispetto tra poteri dello Stato si nutre di sobrietà e confini precisi.
È tempo di una rifondazione culturale
Chi fa politica deve poterlo fare senza la spada di Damocle di un avviso di garanzia che diventa condanna preventiva. Chi giudica deve farlo senza spirito di crociata o ambizione di potere.
Il Centrodestra, per il tramite dell’Esecutivo, ha il dovere di guidare questo processo di chiarimento.
Non certo per difendere sé stesso, ma per difendere la democrazia rappresentativa in Italia
Le riforme sono strumenti, ma lo spirito che le anima deve essere limpido e basarsi sulla equità; non devono essere inserite nell’ordinamento leggi che comportino scontro tra poteri. Al contrario. Si deve tendere al rafforzamento del rispetto dei ruoli.
Ricreare la politica significa proprio questo: restituirle il coraggio di decidere, la libertà di rappresentare, la forza di governare. Senza più ambiguità, senza più interferenze e senza più alibi.
Ed sono proprio queste finalità a cui la riforma Nordio intende arrivare.
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