Recensione videogame: Black Mesa
Lo studio Crowbar Collective ha riesumato e messo a lucido uno dei capolavori dei videogiochi per Personal computer datato 1986: Half Life. Il titolo originario della Valve studio rappresa una pietra miliare dei giochi FPS, ambientato nel complesso di Black Mesa lo scienziato Gordon Freeman si trova nella sezione sotterranea del laboratorio ed è l’incaricato a svolgere un nuovissimo test su un campione di materiale roccioso appena arrivato.
Naturalmente questo esperimento va male e l’intero complesso collassa mentre si aprono portali temporanei da dove arrivano aliene creature.
La situazione si complica quando i militari arrivati in soccorso si mettono a sparare contro di lui e contro i sopravvissuti … vogliono insabbiare l’esperimento ed uccidere tutti !!
Il soggetto può sembrare banale e scontato ma già dalla intro di gioco, sulla monorotaia del laboratorio, si capisce che la narrazione è uno dei punti forti di questo game.
Vestire i panni di Freeman è eccitante ed allo stesso tempo ci fa sentire un vero scienziato con un piede di porco in mano da sbattere contro ogni nemico all’impazzata per salvare la pelle .
Il primo dubbio che viene fuori in queste operazioni di amarcord che quelli bravi chiamano “retrogaming”, è quello di annoiarsi facilmente e di ripercorrere un sentiero già fatto.
Con Black Mesa questo non succede, il lavoro di restiling è eccellente ma soprattutto il game design del gioco è eccezionale malgrado siano passati oltre venti anni.
Graficamente si vede che siamo di fronte a texture datate ma non ci confondiamo, Black Mesa non è una minestra riscaldata.
Il gioco vanta di una giocabilità eccezionale come pochi titoli attuali hanno, ma soprattutto una longevità che non è tipica di un Fps di ultima generazione. Ci sarebbe molto da dire ma il messaggio che voglio trasmettere è che Black Mesa permette alla generazione attuale di godersi un videogame storico, rivisitato, bellissimo e mai frustrante. Gordon Freeman is back !!! Grandioso.
VOTO: 9
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