Quando le vacanze diventano un campo di battaglia familiare
L’estate, per molti di noi, è sinonimo di libertà e di completo relax. Ma spesso per molti genitori separati diventa il momento più delicato dell’anno.
I Tribunali italiani registrano il picco di ricorsi tra maggio e luglio, poiché non ci si riesce a mettersi d’accordo sulla divisione delle ferie, c’é
chi pretende il mese intero, chi si chi si rifiuta di comunicare dove porterà i figli, ecc
E in mezzo a tutto questo, gli spaesati bambini, piu o meno cresciuti, costretti a vivere le loro personali vacanze in un precario “equilibrio sopra la follia” come cantava Vasco.
Per la legge, nessun dubbio, l’affidamento condiviso non si sospende neppure in estate.
Anzi, é proprio in questo periodo che dovrebbe esprimere il massimo della sua applicazione, garantendo ad entrambi i genitori un tempo di qualità con i propri figli.
Tuttavia la realtà è spesso ben diversa.
“Riceviamo decine di richieste per stabilire i tempi delle vacanze”, conferma un avvocato familiarista fiorentino
“Molte coppie separate non riescono a comunicare e, in questo periodo, anche la più semplice pianificazione si trasforma in un confronto giudiziario.”
Il risultato è una serie di provvedimenti emessi da un Giudice che cerca di compensare ciò che dovrebbe essere di buon senso: almeno 15 giorni ciascuno, comunicazione trasparente circa i luoghi di soggiorno, dove dimoreranno i minori, e rispetto dei ritmi e bisogni degli stessi.
Ma la verità è che l’estate, per molti genitori separati, diventa il tempo della ritorsione, della rivincita, della competizione piu sfrenata, della gara a “chi fa di più”, a “chi offre di più”, a “chi sarà ricordato di più”.
Eppure, basterebbe poco. Basterebbe chiedersi cosa serve davvero ai nostri figli
Forse non la crociera o il villaggio a cinque stelle, ma una vacanza all’insegna della serenità, in cui questi poveri figli non siano costretti a scegliere tra l’amore di mamma e l’amore di papà, in cui possano essere solo bambini, e non piccoli mediatori familiari.
Si dovrebbe spostare il centro del discorso, non più “i miei diritti” come genitore, ma “i loro bisogni” come figli.
Un cambio di paradigma che, seppur faticoso, potrebbe fare la differenza tra una vacanza spensierata e una estate divisa a metà, come un foglio strappato.
In fondo, essere genitori separati significa questo, continuare a fare squadra anche quando l’arbitro ha fischiato e bisogna sgombrare il campo
Almeno d’estate, sforzarsi di mettere da parte i conflitti, perché le vacanze non possono diventare una guerra, ma devono finalmente rappresentare una tregua sotto un sole splendente.
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