Quando la pietà è un insulto alla giustizia

Quando la pietà è un insulto alla giustizia

La notizia che l’ergastolo di Alessia Pifferi sia stato cancellato, con la pena ridotta a 24 anni, lascia un sapore amaro, quasi insopportabile.

Perché non si tratta solo di una sentenza, ma di un messaggio: quello di una legge che, ancora una volta, riesce a trovare compassione dove la compassione non dovrebbe mai esistere

Parliamo di una donna che ha abbandonato la propria bambina, di soli 18 mesi, da sola in casa per giorni, condannandola a una morte lenta, atroce, silenziosa. Tutto questo per andarsi a divertire, per inseguire il proprio piacere, la propria libertà, la propria superficialità. Non una dimenticanza, non un errore: ma una scelta. Lucida, deliberata, egoista.

È difficile — quasi impossibile — accettare che una tale crudeltà possa trovare attenuanti o sconti di pena

Perché in casi come questo, il carcere a vita non è solo punizione: è simbolo. È il segno che la società, di fronte a una tragedia di tale disumanità, non accetta compromessi.

Eppure, in questo caso, la pietà della legge si è imposta. E allora viene spontaneo chiedersi: di quale pietà stiamo parlando?

Di quella verso una donna che ha tradito tutto ciò che rappresenta la maternità, la cura, la vita?

O di quella verso una società che, incapace di difendere i suoi valori più sacri, finisce per giustificare l’ingiustificabile?

Alessia Pifferi non è solo una persona: è il simbolo di un’epoca. Di un tempo in cui l’edonismo, l’indifferenza e l’egoismo hanno preso il posto del sacrificio, dell’amore e della responsabilità.

È il volto di una società che ha smesso di guardare oltre sé stessa, che ha rinunciato al senso del dovere e alla sacralità della vita

Ci sono madri che sono morte per salvare i propri figli. Lei, invece, ha fatto morire la sua per inseguire il divertimento. È questo che la rende il ritratto più oscuro di una decadenza morale che si finge libertà.

In certi casi, il “fine pena mai” non è barbarie: è la misura di ciò che resta della nostra civiltà

Perché quando la giustizia diventa indulgente verso l’indifferenza, allora a morire non è solo una bambina, ma anche la speranza che la legge sappia ancora distinguere tra il bene e il male.

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