Quando il più democristiano è Crosetto…

Quando il più democristiano è Crosetto…
Quello del nuovo primo ministro Giorgia Meloni è di sicuro il governo a più basso tasso di “democristianità” delle ultime legislature. Sia con i governi orientati verso il centrosinistra o centrodestra, ma anche con quelli tecnici, il DNA democristiano era forte, addirittura prevalente.

Stavolta è impresa ardua trovare nella squadra della Meloni qualche storia integralmente legata alla tradizione DC. Paradossalmente il più democristiano come genesi è Crosetto, già consigliere di Goria ed ora uno dei più fedeli meloniani. Se ci eccettua Fitto (esordi CDU) ed in parte Tajani (più PPE che DC) non ci sono nomi di rilievo legati alla cultura democratico-cristiana. Lo stesso ministro Roccella, pur legatissima al mondo cattolico, ha una storia politica molto diversa.

Come dicevano gli scolastici medievali: a malo bono. Da un possibile male il bene.

La nostalgia in politica serve a poco, anzi è causa di atteggiamenti poco lucidi e propositivi.

Il tramonto di un mondo

Forse usando un’iperbole, possiamo dire che la “Repubblica democristiana” si è definitivamente chiusa. Negli ultimi decenni la balena bianca era già spiaggiata, ma la diaspora democristiana aveva sparpagliato uomini e donne (solo a volte i migliori) in quasi tutto l’arco parlamentare. Dovunque fossero avevano postazioni comunque di rilievo.

Oggi si consuma il tramonto certificato di un mondo, ma può aprirsene un altro. Da qui la lezione dura da accettare, ma vera: occorre rifondare con coraggio, ricostruire ed organizzare in modo autonomo la nuova presenza della cultura di ispirazione cristiana in politica. E tutto ciò con la sapienza di saper distinguere i due tempi di questo lungo e non facile percorso: da una parte lavorare per il “nostro” ambizioso progetto, che ci auguriamo si svolga nell’orizzonte del futuro prossimo, dall’altra stare dalla parte di chi in spirito e nelle cose è alternativo alle politiche della sinistra e del centro-sinistra.

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