Processo a Salvini, dietrofront grillino

Il leader della Lega, Matteo Salvini esce dal Parlamento dopo l'incontro con il capo politico del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio, Roma, 10 maggio 2018. ANSA/MASSIMO PERCOSSI

Dalla Lega arriva l’ultimatum. Domani, mercoledì 30 alle 11, il caso Salvini-Diciotti approderà all’esame della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari del Senato e dalle parole si passerà ai fatti.

Il tribunale dei ministri ha indagato il titolare del Viminale per sequestro di persona aggravato dopo quanto accaduto con la nave Diciotti e sono i due capigruppo di Senato e Camera, Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari a mettere le cose in chiaro: “Processare chi, nell’esercizio delle sue funzioni di ministro dell’Interno, ha contemporaneamente agito nel pieno rispetto delle leggi e della Costituzione e ottemperato al mandato ricevuto dagli elettori, significa inequivocabilmente – mettono nero su bianco – tentare di processare il governo”.

Oggi il vicepremier in una lunga lettera al “Corriere della sera” ha spiegato di aver agito “nell’interesse pubblico” e perciò chiede che venga negata l’autorizzazione a procedere dalla giunta del Senato. “La mia vicenda giudiziaria è strettamente legata all’attività di Ministro dell’ Interno e alla ferma volontà di mantenere gli impegni della campagna elettorale”, evidenzia. E ancora: “Sono convinto di aver agito sempre nell’interesse superiore del Paese e nel pieno rispetto del mio mandato. Rifarei tutto. E non mollo”.

Ieri a Palazzo Madama, si sono riuniti per la prima volta con il presidente Andrea Marcucci, i quattro componenti dem della Giunta che hanno concordato sulla “necessità di seguire l’iter” della richiesta in Giunta e di “approfondire la questione, da tutti i punti di vista”. I senatori giudicano “seria e ben documentata” la richiesta del Tribunale dei ministri e tutto sembra costituire la premessa a un voto condiviso e positivo alla richiesta di autorizzazione a procedere. 

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