Povera Firenze, come ti hanno ridotta

L'orologio della Stazione segna 0. Il tricolore sventola, sul degrado

Nel quotidiano commuting casa-lavoro osservo Firenze dal parabrezza. Ormai da tempo.

Prima son passato dalla Stazione: l’orologio elettromeccanico, uno dei primi al mondo, segnava “0:00”. Lo vedete in copertina. Ne ha viste passare di cose quell’orologio in novant’anni e passa. La Storia e le storie di generazioni, di tutti noi. È sicuramente più saggio di noi e di chi ci amministra. Con quello Zero pare volerci dire qualcosa.

Una premonizione, forse. Che sia l’anno e l’ora zero può essere. Ma ciò che verrà non sarà nulla di buono, per quella che è la mia città. E lui lo sa.

Di tempo per guardare e riflettere ne ho, pure troppo: passata la Fortezza ora sono, al solito, imbottigliato nel traffico dei Viali.

Sono settimane che la situazione è peggiorata, ma era un disastro anche prima.

I Viali non esistono più.

Ex Viali

Due gocce di pioggia et voilà l’ingorgo è servito.

I Viali sono ormai ridotti a miseri budelli dove le auto si infognano in imbuti sempre più angusti.

Insieme ad autobus e pullman.

Firenze bloccata

Non si passa e si rimane lì, ad interrogarsi increduli su come sarà il futuro, anche se lo sappiamo già.

Sarà così, sempre più fermi: a quel punto si susseguiranno appelli della amministrazione ad usare la Tramvia. Riverseranno sui cittadini la loro palese incapacità. Inadeguatezza ideologica spacciata per ‘transizione ecologica‘, e altre amenità. Un modo criptico di chiamare la prevaricazione di voler imporre un treno in mezzo ad una città che è una bomboniera.

Un mezzo pubblico inadatto, la Tramvia, appioppato a chi non la vuole. Ci fu un referendum, lo persero, ma tanto chi ci pensa più.

Come se io potessi passare un’intera giornata, 12 ore, per fare i miei giri di lavoro, che in auto mi portano via tre ore. Traffico compreso.

Come se potessimo fare la spesa settimanale, portando poi le sporte a casa, con i mezzi pubblici.

Come se persone sempre più anziane e con problemi di deambulazione, potessero esporsi a freddo e pericoli, per non parlare della delinquenza, per compiacere politici miopi, che tanto girano in auto blu. La nomenklatura in stile sovietico, si sa, è privilegiata.

Come se volessimo esporci alla pandemia, per  indulgere alle istanze finto-ambientaliste della Greta di turno. E degli epigoni nostrani.

La Tramvia risolverà tutto? Sì come no.

Tramvia ovunque

Tramvia, che mesi fa, alla partenza dei lavori alla Fortezza, io stesso ebbi a definire una metastasi.

Che come un cancro sta invadendo tutte le vie principali, i quartieri, i gangli viari, portando degrado, rumore. Chiusure di esercizi.

Sarà uno stridio di sferragliare a 30 km/h. Una Firenze stridente. Sarà questo che che salverà il pianeta?

Non credo proprio, anzi. Aumenterà il traffico, le emissioni, il consumo di elettricità per mezzi scelleratamente sempre più carichi di volts.

In un paese che produce energia elettrica solo con i combustibili fossili e, pur ripudiando il nucleare, acquista dai paesi vicini energia prodotta con le centrali atomiche.

Pagandola a peso d’oro, ed esponendo comunque i cittadini ai rischi connessi.

Centrali europee a pochi chilometri dai nostri confini ci espongono comunque ai rischi che ne potessero derivare. Senza alcun vantaggio.

Tanto varrebbe installare centrali di ultima generazione anche da noi.

Ma non si farà mai, la lungimiranza dei nostri amministratori è pari a quella di un Nardella qualunque.

Cioè inesistente.

Ed intanto rimango qui, ad osservare ruspe ed escavatori che stuprano Firenze, affondano le loro fauci nelle sue carni, nelle sedi stradali di chi la penso’ con ariosi viali ombreggiati da filari alberati.

In attesa che vengano abbattuti e rimpiazzati con asfittiche pianticelle microscopiche e subito secche.

Ma loro sono i verdi ambientalisti dediti alla New Green Economy. Siamo noi, truci inquinatori, che non capiamo quanto loro siano Illuminati.

La generazione di Greta salverà il mondo.

Anche se non sa nemmeno decidere se essere maschio, femmina o voler sposare un tostapane.

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