Piazzale Loreto, il fantasma di cui non ci liberiamo ancora

Piazzale Loreto non è un luogo ma una macabra saga. Nell’agosto 1944 vi furono fucilati 15 partigiani. Montanelli, che ne fu testimone, scrisse poi di aver capito “cos’è la piazza quando si ubriaca di qualche passione”.

Piazzale Loreto fu una “Macelleria messicana“. Parole di Ferruccio Parri, vice comandante del Comitato di liberazione nazionale Alta Italia.

Immagini orribili, comprensibili solo quando la furia prende il posto della ragione. Quando a prevalere è la parte animale dell’essere umano. Il prefetto socialista di Milano mandò soldati armati ad arrestare la folla. La rinascita della nazione si stava compiendo nell’umiliazione dei morti.

Alcuni estremisti ancora oggi sognano di appendere gli avversari a testa in giù. Quasi avesse un certo sapore “romantico” quello che accadde quel giorno. Sognano l’incubo: appendere a testa in giù i nemici come furono appesi Mussolini, la Petacci e Bombacci.

Una donna, che aveva perso cinque figli  in guerra, sparò cinque volte sul cadavere di Mussolini. Qualcuno orinò sul cadavere della Petacci.

Rimpiangere il massacro

Chi oggi invoca Piazzale Loreto contro gli avversari politici è esattamente come gli autori delle stragi in Italia. In tempo di pace non ci si può appellare alle attenuanti che sussistono in guerra. E dobbiamo ricordare che non ci sono attenuanti in democrazia.

Condanniamo Sant’Anna di Stazzema, Marzabotto, le Fosse Ardeatine. Ma condanniamo anche tutti gli omicidi politici avvenuti dopo la fine della guerra nei confronti degli ex combattenti di Salò e delle loro famiglie.

Oggi dovremmo inorridire dinanzi a ciò che accadde alla Petacci. Qual era il suo crimine? Aver amato il capo del fascismo? Giampiero Mughini affermò che era stata assassinata. Sandro Pertini che non ne avrebbe mai permesso l’omicidio. Tutti gli statisti, degni di tale nome, hanno riconosciuto il dovere di rispettare gli ex combattenti. Trovarsi “dalla parte giusta” non assolve dalla responsabilità per i comportamenti criminali.

L’augurio…

E d’altronde solo alcuni giorni fa una militante leghista, rea di aver postato un video dell’onorevole Alessandro Morelli sul coronavirus, si è sentita auspicare di finire a Piazzale Loreto.

Questo dà l’idea, di come nella mente di alcuni, tutti gli avversari si tramutino in nemici da abbattere nell’umiliazione generale. Si possono commettere atrocità da mitizzare. Ecco è il problema del radicalismo di sinistra: il non dissociarsi dalla violenza. Mitizzare ex brigatisti, giustificare il Maresciallo Tito, accettare gli omicidi a guerra finita. Il tutto semplicemente perché se “uccidi dalla parte giusta”, per qualcuno non sei un assassino.

Dobbiamo liberarci da una tale barbarie.

 


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