Papillon, l’orso M49 si è tolto il collare GPS. Sapessimo farlo anche noi

La libertà è un bisogno naturale. Contro i terrorismi sanitari e pseudoambientalisti. Papillon la interpreta alla perfezione

Papillon

Papillon l’orso M49, fuggito per la seconda volta dal recinto del Casteller, in Trentino, si è tolto il radiocollare che è stato trovato intatto nei boschi.

Fin dalla sua fuga dal recinto del Casteller, è sempre stato monitorato attraverso il collare, dotato di sistema di geolocalizzazione. A partire dal 16 agosto l’orso si era spostato in zona Passo 5 croci – Val Cion, dove le trasmissioni gsm del collare risentono pesantemente della scarsa copertura telefonica.

Il 19 agosto, alle ore 14, sottolinea la Provincia di Trento, il collare ha inviato parecchie posizioni, anche del giorno precedente, confermando la posizione a monte di Malga Val Ciotto.

In assenza di ulteriori comunicazioni, nella mattinata odierna è stata effettuata una verifica tramite radio vhf.

Il collare emetteva segnale di mortalità e quindi è stata eseguita una ricerca sul posto fino al rinvenimento dello stesso, integro, a terra.

Il monitoraggio dell’ orso, quindi, proseguirà basandosi esclusivamente sull’analisi degli indici di presenza.

La fuga da Casteller

L’orso M49, Papiloon prima di fuggire dal Casteller, non era custodito in un ampio recinto verde di 8 ettari; ma in una gabbia di acciaio, angusta e grande a malapena lo spazio per consentire di stare in piedi e girarsi su sé stesso.

 

Una gabbia ove viva l’orsa, DJ3, considerata troppo confidente per come si avvicinava ai paesi, in Val di Non, vive lì rinchiusa da ben 9 anni, in totale solitudine; non ha mai avuto contatti con M49 perché non si potevano prevedere le reazioni dell’orso maschio.

Papillon però non ci stava, appena liberato nel Casteller, si è recato nell’angolo di recinzione della prima fuga, ha superato ben tre recinzioni elettrificate e ha piegato i tondini di ferro elettrosaldati ma che non erano conficcati nel cemento sottostante.

Non ha scavalcato come la prima volta perché sulla parte alta del recinto erano state messe lastre metalliche lisce.

Un orso di tre anni M49, nel pieno della sua energia vitale, evidentemente molto attrezzato da tutti i punti di vista, per cui la libertà è un obiettivo irrinunciabile.

L’anelito di libertà irrinunciabile 

Già, la libertà, quella di poter spostarsi come e dove si vuole, senza limitazioni senza costrizioni.

Un miraggio per l’orso ribelle, ma anche per tutti noi, in tempo di Covid e terrorismo sanitario e ambientalista.

Non possiamo avvinarci, né toglierci la mascherina, beninteso dalle 18, prima il virus dorme: andare al ristorante è peggio di un pomeriggio agli sportelli dell’agenzia delle entrate.

Prendere l’auto o la moto poi è un crimine contro l’umanità intesa come distruttrice dell’ecosistema, cui addossare un’origine umana dei cambiamenti climatici tutta da dimostrare.

Ma che fa guadagnare con la green economy e quindi avanti così.

Potessimo noi toglierci di torno queste idiozie con una zampata, potessimo noi essere liberi, come quando lo eravamo ma non ce ne rendevamo conto.

Ora ci autotracciamo, legati ed imprigionati in apparecchi elettronici che sono la nostra schiavitù.

Dicono che la vita attaccati alle macchine sia una vita indegna di essere vissuta ma in fondo non è  già così con smartphone e tablet cui non sappiamo più rinunciare?

Allora vai Papillon, il tuo animo ribelle e puro ti permetta di essere ancora libero, carnivoro e impenitente, senza GPS né impedimenti.

Sapessimo esserlo noi.

 

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