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Home Politica

Palestina strumento di propaganda: l’operazione fallimentare della sinistra in cerca di identità

di Kishore Bombaci
1 Ottobre 2025
In Politica
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emanuele cocollini
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Palestina strumento di propaganda: l’operazione fallimentare della sinistra in cerca di identità

Le regioni italiane a guida centrosinistra, nell’ultimo anno, hanno fatto a gara a solidarizzare con i palestinesi, alcuni esponenti hanno partecipato entusiasti a manifestazioni pro pal fino a spingersi, del tutto al di fuori delle proprie competenze, fino a riconoscere lo Stato di Palestina.

In ciò ricalcando quanto stanno facendo alcuni paesi europei e non

Naturalmente con la differenza che le regioni non hanno alcun potere in tal senso rimanendo il loro, un gesto di mera propaganda senza alcun effetto pratico.
La guerra a Gaza ha polarizzato le posizioni, portato in piazza migliaia e migliaia di persone, alcune in buona fede molte invece invasate da una propaganda che non altro che antisemitismo travestito da antisionismo ( di cui tuttavia si ignora completamente il significato).

E alcune Regioni hanno pensato bene di sfruttare l’onda

Emilia Romagna e Toscana spingono da tempo su posizioni integralmente pro pal sconfessando ogni linea riformista ed equilibrata preferendo evidentemente spostarsi su posizioni massimalista che danno luogo a scelte scellerate.

Per un po’ di tempo qualcuno poteva pensare che tutto ciò fosse fatto in buona fede. Nel tentativo di solidarizzare con i civli palestinesi ma quanto sta emergendo in questi giorni di campagna elettorale per queste elezioni regionali mostra un’altra verità.

Ricci – candidato sconfitto nelle Marche – aveva dichiarato che il suo primo atto da Governatore (se avesse vinto) sarebbe stato il riconoscimento della Palestina

Non gli è andata bene.
Tridico – candidato del centrosinistra in Calabria – ha reso analoghe dichiarazioni. La speranza è che segua lo stesso destino del collega marchigiano.

In Toscana medesime dinamiche, con propositi di interrompere le relazioni regionali con Israele

Il cavallo pro pal è facile da cavalcare ma impossibile da domare. E l’operazione di facciata che la sinistra sta portando avanti è destinata a infrangersi contro il muro della realtà.

Perché la verità è che questi candidati -fra cui anche Eugenio Giani in Toscana – utilizzano la questione Palestinese strumentalizzando la sofferenza di quella gente per bieco tornaconto elettorale .

Gli elettori lo hanno capito e si stanno muovendo di conseguenza

Il maldestro tentativo di Ricci e quello di Trifico mostrano il vero volto di una sinistra disperata e in cerca di una identità forte che le dia slancio politico.

Cavalcare la protesta pro pal perdendo il lume della ragione, rinunciando a ogni analisi su questionj complesse per lasciarsi trasportare dall’emotività è una scommessa perdente. La trasformazione della guerra di Gaza in un tifo forsennato sintonizzandosi sugli umori della piazza è espressione della loro natura di follower e non di leader. La sinistra ormai è destinata a inseguire più che a farsi avanguardia popolare.

Essa tradisce i proprio intellettuali di riferimento preferendo ripiegare su una linea populista che insegue l’umore del momento. La politica umorale tuttavia non paga

Non ha pagato nelle Marche dove è stata palesemente sconfitta dalla pragmatica attenzione al buon governo che, in fin dei conti, si è mostrato molto più attrattivo.
Il campo largo dunque si palesa per quel che è: un modo surrettizio di aggregare ogni cosa che non si riconosca nel centrodestra, Senza tuttavia che vi sia un collante politico ben preciso.

Niente programmi in comune, pochi valori di riferimento e molto confusi nella loro messa a terra.

L’impressione è quella di una armata Brancaleone livorosa e rabbiosa che molto assomiglia alle piazze urlanti degli ultimi mesi e che ben rappresentano una crisi progettuale irreversibile

Un progetto politico ha bisogno di una visione, di proposte concrete, di un collante valoriale che tenga insieme le diverse parti dell’alleanza.

A sinistra non c’è nulla di tutto ciò e quindi sono costretti a vagare raminghi alla ricerca di qualcosa che metta tutti d’accordo.

E cosa c’è di meglio del pietismo propalestinese che non richiede un’analisi profonda della complessa vicenda, ben potendo rifugiarsi nella lamentela continua basata su slogan via via più violenti e aggressivi

È una versione deteriore di quella che Gramsci chiamava connessione sentimentale col popolo. In questo caso, però, la connessione non è sentimentale (il sentimento è una cosa nobile) è semplicemente umorale , persino modaiolo.

Quando la moda pro pal sarà terminata probabilmente la sinistra tornerà alle proprie battaglie di nicchia.

Oggi è Gaza e la Flottilla domani chissà.
Tutto quanto è sganciato dalla concreta condizione di persone e famiglie, tutto ciò che è alieno alla concretezza su cui si misura la capacità di governo, serve da collante al centrosinistra poiché sul piano della realtà niente unisce queste forze

Né per Storia politica né per tensione ideale e, invero, nemmeno per capacità amministrativa .

Perciò quella che un tempo era la teorizzata unione tra teoria e prassi oggi ha lasciato il posto a un moralismo terzomondista che affonda le radici in valori pretesi universali ma interpretati secondo la convenienza del momento.
Il risveglio sarà brutto. L’ubriacatura pro pal coinvolge una fetta minoritaria della popolazione.

La stragrande maggioranza è concentrata sulla realtà di tutti i giorni, caratterizzata dalle difficoltà dei territori amministrati da lorsignori

E la realtà non fa sconti. Apparentemente silenziosa sfodera tutta la Sua urgente rivendicazione nella cabina elettorale.

Non impugnando la bandiera di uno stato immaginario ma la forza di una matita e di una X .

E la sinistra cade sotto il peso della sua inutile demagogia

Oggi è toccato a Ricci, domani chissà

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Tags: IN EVIDENZAISRAELEPALESTINARicciSINISTRA
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