Palermo: morire a 10 anni per i social.

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Morire a 10 anni per un gioco imbecille sui social network? Purtroppo successo. A Palermo. Ma sarebbe potuto succedere ovunque. Non stiamo parlando di un agguato, di degrado familiare, di criminalità. No, stiamo parlando di una bambina, uno smartphone e la tranquillità delle mura domestiche.

La cronaca vuole che la piccola Antonella, solo 10 anni, si sia iscritta al social network che ha più presa sui giovanissimi: TikTok. Lì sia entrata in contatto con una comunità borderline tra il demente e il malvagio dove i ragazzini si sfidano ad un gioco particolarmente intelligente: strangolarsi fino quasi a perdere i sensi. Vince chi resiste di più.

Antonella ha fatto il record. Ha assolutamente vinto lei. Peccato che è morta. Si è legata una cintura al collo, la ha agganciata al termosifone e ha cominciato a stringere. Col senno di una bambina di 10 anni. L’hanno trovata i suoi genitori in arresto cardiaco. A niente sono valse le manovre di rianimazione, la corsa in ospedale. Il suo cervello è stato senza ossigeno per troppo tempo. Morte cerebrale.

Mi chiedo perché?

La domanda è una, ma articolata, con molteplici sfaccettature. Perché?

Perché una bambina di 10 anni ha un cellulare? Perché ha libero accesso a tutta la rete? Come mai lo utilizza quando è da sola? Ma a giocare fuori non va? Non c’è controllo delle autorità?

Potrei continuare all’infinito e l’esercizio mentale diverrebbe noioso e pedante. Le certezze sono solo che questo mondo sta deteriorandosi sempre di più. Non è pensabile che già a 10 anni si abbia in tasca un cellulare che ti dà la possibilità di connetterti con tutto il peggio che la rete ha da offrirti. Non è pensabile che due genitori lascino libero arbitrio sull’utilizzo di questo dispositivo a una bambina di soli 10 anni. A 10 anni non si ha il libero arbitrio, non si ha giudizio. Non si deve avere.

A 10 anni dobbiamo essere in un parco, con gli amici a correre. A giocare a nascondino o a campana. A 10 anni devi rientrare in casa talmente stanca che il tuo unico pensiero deve essere cenare e andare a dormire. Quando hai 10 anni sono i tuoi genitori che devono (dovrebbero) aver giudizio per te.

È troppo facile fare il genitore dando in mano un cellulare a un bambino. Il cellulare non è una tata, è una droga. Ti aliena dal mondo, ti chiude in te stesso. Ti rende un pupazzo malleabile.

Indubbiamente un popolo lobotomizzato è un popolo di facile gestione e dominio. Basti vedere quello che succede oggi. Però qui stiamo parlando di una vita infantile interrotta. Per poca voglia di fare i genitori. Forse perché anch’essi con la faccia immersa nel loro piccolo schermo. Una tristezza infinita.

Chi organizza questi “challenge” sui social network?

Poi ci sarebbe da discutere su gli ideatori di quesi challenge. Di come dovrebbero essere puniti. Purtroppo al giorno d’oggi non è più possibile fare quello che sarebbe giusto.

Mi viene in mente Marcellus Wallace, personaggio indimenticabile del film di “Pulp Fiction” di Quentin Tarantino: “chiamerò qualche scagnozzo strafatto di crack per fare un lavoretto in questo cesso. Con un paio di pinze a una buona saldatrice.”

 

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