La cavea del Maggio Musicale Fiorentino offre un doppio spettacolo: un allestimento all’aperto, sicuramente gradito in tempi di afa; e d’altra parte la suggestione di poter ammirare Firenze dall’alto, nella tarda serata e poi nella notte. Una suggestione davvero unica e con una gradevole novità: mille sedute con schienale (primo settore della cavea) per offrire al pubblico una maggiore comodità mentre assiste agli spettacoli: a partire proprio da stasera, prima rappresentazione dell’Elisir d’amore di Gaetano Donizetti che inaugura stasera alle ore 21 la stagione estiva 2025. Il capolavoro del musicista bergamasco sarà proposto in un nuovo allestimento in coproduzione con la Fondazione Haydn di Bolzano e Trento. Altre tre le recite in cartellone, tutte alle ore 21: il 9, l’11 e il 14 luglio 2025. Sul podio, alla guida dell’Orchestra e del Coro del Maggio, Alessandro Bonato; la regia del nuovo allestimento è affidata a Roberto Catalano. Il maestro del Coro è Lorenzo Fratini. Le scene sono di Emanuele Sinisi, i costumi di Ilaria Ariemme e le luci sono firmate da Oscar Frosio. Il cast vocale è formato da Lavinia Bini nella parte di Adina; Nemorino è interpretato Antonio Mandrillo; Hae Kang veste i panni di Belcore; Roberto De Candia è Dulcamara e Aloisia de Nardis interpreta Giannetta.
L’Elisir d’Amore ebbe la sua prima nel 1832 al Teatro della Cannobiana a Milano; si trattò di uno dei primi spettacoli con cui Donizetti riuscì a far presa sul pubblico lombardo e non solo. L’impresario Alessandro Lanari, che aveva in appalto la stagione del Teatro della Canobbiana, volle incontrare Donizetti per proporgli di comporre un’opera comica per quella stessa stagione. Il libretto sarebbe stato scritto da Felice Romani, il librettista più famoso del tempo, con cui Donizetti aveva già lavorato. Dati i soliti ritmi di lavoro infernali non c’era tempo sufficiente alla stesura di un nuovo libretto e così Romani tradusse quasi alla lettera (dichiarandolo onestamente nella prefazione) un libretto del collega francese Eugène Scribe (Le philtre, musicato dal celebre compositore Daniel Auber); Se Scribe era un mago della scena, Romani per certi aspetti non era da meno e così il risultato fu persino superiore all’originale. La fretta certo non fece arretrare Donizetti che portò a termine la partitura in un lasso di tempo probabilmente superiore ai quindici giorni tradizionalmente attribuiti alla composizione dell’opera. L’Elisir andò in scena il 12 maggio con un successo clamoroso che sancì, a poco più di un anno di distanza dal trionfo dell’ Anna Bolena, la definitiva conquista di Milano.
Questa opera segna la messa a punto di una nuova e personale via nel trattamento dello stile comico. Si pensi a quanto autorevole e ingombrante dovette essere per i contemporanei il modello rossiniano, e quanto difficile affrancarsene. Se tale modello informa gran parte delle opere comiche precedenti Elisir, a partire da questo titolo Donizetti trova una propria via tramite l’immissione dell’elemento sentimentale, estraneo al melodramma buffo rossiniano. Si attua un processo di ‘umanizzazione’ dei personaggi, sul piano musicale, attraverso l’individuazione di una tipologia melodica che evidenzia i tratti di ciascuno di loro (Ashbrook). Nemorino è colui che più di ogni altro nell’opera sviluppa la tematica del sentimento. Anche la condotta melodica di Adina rivela la sua evoluzione psicologica: dall’esordio di ragazza capricciosa e volubile del primo duetto, dove il suo carattere è suggerito da una linea di canto ricca di fioriture, alla cantabilità malinconica dell’aria finale. Chi invece si riaggancia alla tradizione dell’opera buffa è Dulcamara, il ciarlatano; contraddistinto da un canto prevalentemente sillabato, sull’orchestra che declina la linea melodica o comunque tematica.
Parlando di questo nuovo allestimento in coproduzione con la Fondazione Haydn di Bolzano e Trento Alessandro Bonato ha evidenziato come i personaggi de L’elisir d’amore siano tutti caratterizzati in modo superlativo: “L’elisir ha pochi personaggi, ma estremamente caratteristici e caratterizzati. Tra essi, Nemorino è colui che vira la partitura verso il “patetico”: un innamorato, puro, sincero che, per colpa della sua virtù, in mezzo ad altri che virtù non hanno, risulta un pesce fuori d’acqua, completamente estraneo alle dietrologie e gli scopi materiali, tanto da essere etichettato con epiteti canzonatori e offensivi come buffone, malaccorto e addirittura mezzo pazzo. Musicalmente Donizetti usa degli stratagemmi straordinari per rinforzare ciò che avviene sulla scena e caratterizzare ulteriormente i personaggi. Nella mia lettura dell’opera – continua Bonato – sono concentrato sulla partitura e sul libretto, cercando di andare più a fondo possibile e capire le motivazioni che stanno dietro a ciò che è scritto. Ho tolto, per esempio, alcune varianti eseguite di tradizione e ho lavorato per rispettare pedissequamente le indicazioni riportate dal compositore, specialmente per quanto riguarda i cambi di tempo continui all’interno dello stesso numero musicale”.
Roberto Catalano, al suo debutto in Teatro, ha parlato di quello che può, in parte, essere la chiave di lettura del capolavoro donizettiano, e di quelli che possono essere gli aspetti che si celano dietro alla leggerezza della trama: “Adina, la protagonista della ‘nostra’ vicenda è la donna che porta dentro di sé una ferita antica, legata a un tradimento subìto da bambina, è un personaggio che rifiuta i sentimenti e il rischio che costa provarli, tenendo a debita distanza l’amore e qualsiasi pericolo di tornare a fidarsi ancora. L’artista di strada, sotto le mentite spoglie di un ciarlatano di nome Dulcamara, s’inventa dunque uno stratagemma per invitare lei (e tutta l’umanità lavoratrice e ingrigita) a scardinare il rigore e la serietà attraverso il gioco; un filtro magico che altro non è che l’acqua della fontanella del parco che tutti hanno sempre bevuto”.
Catalano ha pensato a uno spazio che dialogasse in piena sintonia con la Cavea del Teatro e del suo nuovo palcoscenico e perciò ha disegnato un parco urbano contemporaneo. Qui si svolgerà la trama dell’opera mostrando sin da subito, durante il preludio, un’Adina bambina che gioca su una delle altalene del parco e che ritroveremo poco dopo, con un salto temporale dato alla musica, adulta e capricciosa (ma avremo capito perché) a sfogliare il libro dove si narra la storia del filtro amoroso bevuto da Tristano che dà spunto all’intera vicenda.
La locandina:
L’ELISIR D’AMORE
—Musica di Gaetano Donizetti
Su libretto di Felice Romani
Nuovo allestimento in coproduzione con la Fondazione Haydn di Bolzano
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Maestro concertatore e direttore Alessandro Bonato
Regia Roberto Catalano
Maestro del Coro Lorenzo Fratini
Scene Emanuele Sinisi
Costumi Ilaria Ariemme
Luci Oscar Frosio
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Adina Lavinia Bini
Nemorino Antonio Mandrillo
Belcore Hae Kang
Dulcamara Roberto De Candia
Giannetta Aloisia de Nardis