Narrazione di una città perennemente cantierizzata

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Narrazione di una città perennemente cantierizzata

Ma pare che il risanamento di Firenze si sia svolto dal 1865 al 1895. Con i mezzi dell’epoca.

La narrazione della Tramvia moderna a Firenze inizia nel 1994. Previsione finale 2026.

Basta fare due conti…

E oggi si continua a viaggiare fra cantierizzazioni selvagge, monopattini e ciclisti anche in contromano, con al centro della carreggiata dei bei viali ottocenteschi del Poggi, unica circonvallazione della città, la tramvia che la fa da padrone. O, in alternativa, i cantieri per la medesima che hanno reso la città, già fragile di suo, e preziosa, anche all’interno dei viali, appunto, una caterva di ammassi di mattoni, massi e reti metalliche, che inducono gli automobilisti a gimkane senza fine. Senza dire dei controviali, per esempio nel viale Matteotti, dalla Fortezza a Piazza della Libertà, adibiti e adeguati a corsia. Penso a qualche malcapitato turista che si dovesse trovare a girare in macchina in queste zone della città. Linea due, linea tre, linea quattro con previsione terminale nel 2026. Sebbene le ultime linee siano già accettabili dato che porteranno fuori città, a sud Bagno a Ripoli, a nord Campi Bisenzio. Utile, certo quando sarà terminata. Il problema è che i fiorentini sentono parlare di tramvia e ne soffrono l’agonia, da quando avevano i calzoni corti, se non le minigonne.

Il Project financing tramvia/1. risale al 21 giugno 2005. Firmato l’accordo con Ratp. Il sindaco Domenici durante la sua decade, 1999 2009, mentre io ero consigliere del quartiere 1 centro storico, : “Il Comune motore di sviluppo e innovazione”. Tanto per..
Se gli antichi nostri progenitori romani, quelli che hanno portato le vie consolari in tutta Italia e in Europa si fossero messi in mano ad economisti per calcolare i costi/benefici anziché dare la precedenza allo sviluppo dei collegamenti e dei commerci, oggi saremmo con i tram a cavallo su strade sterrate. Certo è iperbolica e assurda questa visione, direi catastrofica. Le infrastrutture vanno fatte cum grano salis. Ma soprattutto, una volta deciso di farle, dopo tutti i test possibili, simulazioni grafiche, analisi costi/ benefici che passeranno alla storia nei tempi a venire, rendering e quant’altro, devono essere attuate nel più breve tempo possibile. A rischio di diventare obsolete prima ancora di essere terminate.

Chissà perché mi sovviene il ponte sullo stretto…

“Abbiamo fatto con i tecnici il primo viaggio di prova sulla nuova Tramvia ed è stato davvero emozionante” scriveva il primo cittadino, detto il Nardy, nelle e-news all’indomani dell’inaugurazione mancata e della cena scommessa, persa e risolta con la schiacciata dell’Antico Vinaio.

Nardella si presentava dunque, anni e anni orsono, con il sorriso, ai fiorentini, ed anziché incassare il colpo contrattaccava puntando il dito sulla memoria ed in particolare su una Linea 1 che sarebbe costata di più e realizzata più lentamente nonostante un tracciato più agevole.
“Sulla Tramvia vi chiedo attenzione. Ho pensato a questi anni di cantieri, sacrifici, attese che tutti insieme abbiamo vissuto e che stanno finendo. È l’occasione quindi per fare un po’ di chiarezza sui dati e le tempistiche di lavoro, una volta per tutte” sottolinea Dario Nardella.

Dopo decine d’anni di anda e rianda, ci ritroviamo immersi, ancora, in una cantierizzazione selvaggia.In più assistiamo inermi e indifesi, alla scelta di piste ciclabili, che strappano anche metri a carreggiate già al limite di contenimento di auto in fila indiana. Piste maltenute che terminano di botto tanto da indurre il malcapitato ciclista a farsi a piedi un tratto di strada. Negli ultimi tempi si sono aggiunti anche i monopattini considerati di una pericolosotà assoluta, mentre fanno lo slalom fra le auto spesso a passo d’uomo a causa dei cantieri. Quando non sono fermi del tutto. Anche per ore.
In questo caso chi va in monopattino è addirittura protetto, finché gli automobilisti non arrivano a riconquistare qualche minuto di transito. Ma, il nervosismo che li attanaglia, li fa arrivare a una esasperazione senza fine, e magari riprendono la strada in modo sconclusionato con pericolo per se stessi, pedoni, ciclisti e monopattinari.

Appunto.

La pericolosità di questi ultimi è confermata dai crash-test tedeschi. Da alcuni ricercatori che hanno condotto uno studio sulla sicurezza dei monopattini elettrici stabilendo che in caso di incidente le lesioni alla testa possono essere gravi, abbastanza ovvio, se non si indossa il casco. In alcune città, finalmente, è stato reso obbligatorio. Ma il tar ha dato torto a chi lo voleva anche per i maggiorenni, essendo in palese contrasto con il codice della strada. In questo caso darei ragione al sindaco, anche se non lo amo appassiontamente, dato che la testa ci si può rompere da maggiori o minori. Ma, tant’è.
Ma, udite, udite, il Nardy guarda oltre e ricorda un progetto recentemente presentato: la Bicipolitana, anello di otto linee ciclabili veloci, che permetterà di raggiungere tutti i luoghi della città con la bicicletta. WoW.

Naturalmente il rimpallo delle responsabilità ci accompagna mentre stiamo in coda un’ora per percorrere un km nelle ore di punta. E la colpa morì in culla. Dunque, anche chi all’epoca, ormai il secolo e millennio scorso era contrario alla tramvia e si è battuto perché non fosse attuata, ha dovuto obtorto collo accettarla. E ha dovuto prendere atto che al project financing non si comanda e non vi può resistere. Troppi soldi e troppi interessi.

Inizio dall’epilogo la telenovela del sistema tranviario fiorentino.
“Infine il Piano Strutturale contiene alcune ulteriori previsioni sullo sviluppo futuro del sistema tranviario (Linea 2bis Ipotesi sottoattraversamento Centro storico – Linea 5)”
Ma non si diceva che sotto non si può andare…

Comunque, almeno a Firenze, procedendo così a rilento con i cantieri perennemente aperti, si rischia davvero di tornare al calesse.

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