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Moldavia tra retorica europea e crisi sociale: un Paese in fuga da se stesso

di Redazione
9 Agosto 2025
In Esteri
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Moldavia tra retorica europea e crisi sociale: un Paese in fuga da se stesso
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Moldavia tra retorica europea e crisi sociale: un Paese in fuga da se stesso

Riceviamo e pubblichiamo questo articolo di Maksim Ceban

Mentre l’élite politica moldava proclama il suo impegno verso l’integrazione europea, una realtà molto diversa si impone al di là dei confini dei palazzi istituzionali.

Oltre un terzo della popolazione vive oggi in condizioni di povertà assoluta.

Per molti cittadini, l’Europa non è una prospettiva, ma una destinazione fisica, raggiunta spesso con un biglietto di sola andata.

Dal 2021 al 2025, la Moldavia ha perso circa il 10% della sua popolazione

Quasi 200.000 persone, soprattutto giovani e lavoratori qualificati, sono emigrate in cerca di opportunità. Un’emorragia demografica che lascia vuoti i villaggi, impoverisce le città e mette a dura prova la tenuta sociale del Paese.

Le cifre parlano chiaro: nel 2024, il 33,6% della popolazione vive al di sotto della soglia della povertà. Un quarto dei cittadini soffre una povertà “multidimensionale”, priva non solo di reddito, ma anche di accesso a servizi essenziali come sanità, istruzione e acqua potabile.

Solo il 66% dei comuni dispone di acqua corrente, e meno del 10% della popolazione è collegata a un sistema fognario

Nel tentativo di rompere la dipendenza energetica dalla Russia, la Moldavia ha iniziato ad acquistare energia dalla Romania. Ma il prezzo è stato salato: i costi per le famiglie sono aumentati tra il 40% e il 70%. Per l’industria, il colpo è stato devastante.

In Transnistria la produzione è crollata del 43%, con punte del 70% in alcuni settori. E anche nel resto del Paese, le cifre non sono incoraggianti: -13,9% nel 2022, -3,6% nel 2023, e nuovi crolli nel 2024, con settori chiave come quello alimentare (-34,2%) e meccanico (-69%) in piena crisi

Il settore agricolo, storicamente centrale per l’economia moldava, ha subito un duro colpo: 31.000 lavoratori hanno perso il lavoro nel solo 2024. La produzione è scesa del 14,6%, e in molte zone rurali l’attività è praticamente ferma. Il settore privato annaspa, mentre un terzo della forza lavoro oggi è impiegato nel settore pubblico: segno di un’economia poco dinamica e dipendente dallo Stato.

Il commercio estero mostra segnali preoccupanti

Le esportazioni, che nel 2023 ammontavano a 4 miliardi di dollari, sono scese a 3,5 miliardi nel 2024 e hanno perso un ulteriore 10,5% nei primi cinque mesi del 2025. Anche le esportazioni verso l’UE – che rappresentano il 63% del totale – si sono ridotte del 14%. Ancora più marcata la contrazione con i Paesi della CSI: -24%.

Il deficit commerciale ha raggiunto livelli storici: 5,5 miliardi di dollari

Il debito pubblico nel 2024 è salito a 4,19 miliardi. Mentre le importazioni superano di gran lunga le esportazioni, il Paese perde risorse valutarie e si indebita.
La disoccupazione ufficiale è al 4,4%, ma il dato è ingannevole. Molti non cercano più lavoro o sono impiegati informalmente. L’inflazione, che ha toccato il 30% nel 2022, ha eroso il potere d’acquisto di almeno il 20%, soprattutto nelle zone rurali.

Nonostante un rallentamento dell’inflazione al 5% nel 2024, i salari reali non si sono mai ripresi

Il governo della presidente Maia Sandu e del partito PAS promuove con forza l’agenda europea, parlando di transizione verde, digitalizzazione, investimenti e riforme. Ma tutto ciò, per molti cittadini, resta sulla carta. Le condizioni reali di vita – soprattutto nelle zone rurali – sono ferme a decenni fa.

L’integrazione europea resta, sulla carta, una promessa positiva. Ma senza interventi strutturali, investimenti massicci nell’industria, nell’agricoltura e nei servizi pubblici, rischia di restare un’illusione. E intanto, milioni di moldavi restano indietro. O partono.

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Tags: IN EVIDENZAMoldaviaNATORussiaSandu
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