Manuale per distruggere una democrazia: edizione venezuelana con prefazione grillina
Il Venezuela, dall’elezione di Hugo Chávez nel 1998 fino alla gestione di Nicolás Maduro, rappresenta un caso esemplare di come una democrazia con limiti ma funzionante possa essere progressivamente smantellata attraverso la politicizzazione delle istituzioni, il controllo delle risorse e dei media, la costruzione di una rete di potere clientelare e pratiche sempre più repressive: la diagnosi della perdita di libertà è oggi confermata dai principali osservatori internazionali, che documentano il grave deterioramento delle garanzie democratiche e dei diritti civili.
La chiusura o il soffocamento dei media critici — emblematica la non-riconferma della concessione a RCTV nel 2007 — segnala il passaggio da pluralismo informativo a monopolio comunicativo dello Stato in puro stile sovietico
Accanto alla concentrazione del potere politico si è sviluppata una gestione delle risorse pubbliche (a cominciare dal petrolio) che ha nutrito clientelismi, una nuova élite legata al potere e, soprattutto negli ultimi anni, misure di repressione che hanno portato a arresti arbitrari, detenzioni politiche e una crisi umanitaria con esodi di massa.
In questo schema, il ruolo di forze politiche e leader che hanno celebrato o giustificato la neutralità verso il regime e talvolta espresso toni di simpatia è significativo: in Italia, esponenti del Movimento 5 Stelle come Alessandro Di Battista hanno pubblicamente criticato sanzioni o aperture contro il governo di Caracas e invocato posizioni di neutralità o mediazione.
Anche il leader morale Beppe Grillo in più occasioni pubbliche ha tenuto toni tra l’irriverente e il compiacente, arrivando perfino a gag e prese in giro legate a Maduro che alimentarono equivoci e polemiche sul rapporto tra il M5S e il chavismo
Se si volesse condensare un “manuale” della corrosione democratica si troverebbero pagine intitolate: smantellare l’indipendenza della magistratura, politicizzare l’esercito, occupare gli apparati statali, cooptare l’economia e i media, usare leggi e strumenti amministrativi per indebolire l’opposizione, ricorrere a repressione selettiva ma sufficiente a intimorire.
A questi passaggi si è aggiunta una rete internazionale che ha permesso al regime di scambiare legittimazione politica con protezione economica e sicurezza, in un intreccio che ha accelerato la degenerazione istituzionale
In Italia è legittimo osservare analogie di retorica e di strumenti: il populismo, l’antipolitica e la retorica del “popolo puro” contro le élite possono non essere trasformati in pratiche autoritarie, ma rappresentano il laboratorio culturale dal quale nascono strumenti che, in condizioni diverse, possono essere usati per minare le istituzioni.
È per questo che vale la pena ricordare come, qualche anno fa, esponenti e leader del M5S abbiano mostrato simpatia, neutralità o addirittura ammirazione per aspetti del regime venezuelano — un elemento che ha contribuito alle polemiche e alla perdita di consenso del movimento
Meno male che Grillo non è più il capo morale e che i Cinque Stelle sono stati giustamente puniti alle urne; rimane però il monito: le idee covano sotto le ceneri, e politiche come il reddito di cittadinanza regionale possono diventare, se strumentalizzate e disordinate, la manifestazione di un’idea di dipendenza statale che non sempre favorisce crescita, diritti e libertà — insomma, la strada per una decrescita infelice che qualcuno potrebbe vedere come “felice” solo per chi si ritrova a prosperare sull’onda del potere.
Vigilare, informare, rafforzare istituzioni e media liberi sono l’unica lezione pratica che resta da imparare dal caso venezuelano
E c’è ancora chi nel campo largo grida al pericolo democratico di Giorgia Meloni.
Purtroppo il voto populista è un boomerang per il popolo il vero limite della democrazia è non poter impedire di votare per chi promette scarpe o benefici diretti o indiretti se eletto perché nel tentativo di esaudire le promesse il dissesto dei conti dello stato è un effetto correlato ineludibile.
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