Mala tempora currunt sed peiora parantu

Mala tempora currunt sed peiora parantu

In sostanza, senza essere troppo letterali nella traduzione, corrono brutti i tempi, ma se ne prospettano di peggiori.

È quello che viene da pensare quando si riflette sulla realtà odierna di questo pianeta. Soprattutto sulla realtà odierna di questo incidente.

Istambul

Adoro Istanbul, la città che aveva nome di Costantinopoli. Il nome di Costantino. La seconda Roma.

29 Maggio 1453, una data che dice poco agli europei di oggi. Era la password del wi-fi del mio modernissimo albergo: Istanbul 1453. La data in cui Mehmet II riuscì ad impadronirsi della città.

E pensare quanto pesarono in quel momento le divisioni dell’Occidente,oggi come allora. Quanti rinforzi non mandarono i paesi cristiani. E Santa Sofia, la più bella blBasilica della cristianità del tempo, divenne una moschea.

Un Islam rigenerato

Santa Sofia con Mustafa Kemal Atatürk e la Turchia moderna,divenne un museo. Si voleva un po’ rompere con l’eredità del grande Impero Ottomano islamico.Ora con Erdogan, Santa Sofia è tornata ad essere una moschea.

Inutile che i fans del multiculturarismo continuino a parlare di Santa Sofia come di un posto dove ebrei, cristiani e musulmani coesistono nei loro simboli.

Simboli ebraici non ne hanno mai fatti mettere, GESÙ è coperto da un telo e c’è una grande scritta in arabo che significa che Allah è l’unico DIO che Maometto è il Profeta..  La professione di fede,simbolo della Vittoria sull’Occidente.

Il nuovo sultano, che era un critico di Atatürk, è tornato a far valere la sua cultura. Erdogan difende l’identità ottomana della Turchia,la sua secolare storia.

Noi non siamo in grado di difendere la nostra

Amo Istanbul così com’è. Con i suoi bazar, con i suoi vicoli. Amo bere un con amici turchi, sentire il Muezzin chiamare la preghiera.

Guardo però triste le rovine occidentali della Grande Costantinopoli. Simbolo della vittoria dell’Oriente. Solo lì io e i miei amici turchi ci dividiamo. Io ho un sentimento di sofferenza e sopraffazione, loro un sentimento di orgoglio. È legittimo da entrambe le parti. Loro non potranno mai rimproverarmi per quella malinconia, io non potrò mai rimproverare loro per quella sensazione di orgoglio puramente identitario.

Da occidentale mi dispiace che loro abbiano un sussulto d’orgoglio, a livello di coscienza collettiva.

Ma per questo da uomo non posso certo rimproverarli

Se sono fieri della loro storia, della loro fede, della loro identità e noi non lo siamo la vergogna può cadere solo su di noi, non certo su chi quei valori, quella Fede, quella storia li ha preservati, li ama.

Il grande fallimento del secolarismo francese deve far riflettere tutti .La caccia al bianco perpetrata da ragazzi di seconda generazione, avvenuta alcuni giorni fa in un paese di provincia.

Esecrabile esattamente quanto se la caccia fosse stata al nero al nero.

Come diceva Martin Luther King : “Io ho davanti a me un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del loro carattere”.

La tragedia è proprio questi: che i giovani francesi si identifichino ancora come bianchi e neri e non soltanto come francesi. Vuol dire che il modello di integrazione della nostra società ha fallito. Vuol dire che oggi ci sono tante comunità che vivono come entità autonome e indipendenti, con un’identità forte nei nostri stati.

Non sta nascendo qualcosa di nuovo, sta morendo soltanto qualcosa . Vuol dire che l’Europa sta diventando il fortino di Costantinopoli, sempre più piccola l’area di controllo, sempre meno figli, sempre meno futuro.

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