Lo studente greco assasinato

Mikis Mantakas militante del Fuan ucciso a Roma 48 anni fa

Quarantotto anni fa, il 28 febbraio del 1975, veniva ucciso a Roma, con un colpo di pistola alla testa un giovane studente di medicina, militante del FUAN, l’organizzazione delle universitari facente capo al Movimento Sociale Italiano.

La vittima

Mikis Mantakas, era il nome di questo giovane studente ellenico, che all’epoca dei fatti non aveva ancora compiuto 23 anni.

Sulle prime fasi la stampa riporterà erroneamente il suo nome come Michele Mantakas. Era uno studente nato ad Atene, e venuto in Italia per laurearsi in medicina. Nel nostro paese aveva cominciato attivamente a frequentare e  sostenere le battaglie del mondo universitario di destra.

In Grecia erano gli anni della dittatura dei colonnelli. In Italia gli anni turbolenti dello scontro, tra gli studenti di destra e di sinistra. Con l’eversione e gli attentati. A tal punto che verranno denominati gli anni di piombo.

I fatti

Mikis Mantakas era intento, assieme agli altri ragazzi del FUAN, a presenziare alle udienze del processo conseguente a quello che la storia denominerà come il Rogo di Primavalle. Un tragico evento di cronaca, accaduto a Roma, che sconvolgerà l’Italia di quegli anni.

Nell’aprile del 1973, alcuni militanti di Potere Operaio avevano appiccato il fuoco, nel popolare quartiere di Primavalle, alla casa del locale Segretario del Movimento Sociale Italiano. Nel rogo dell’abitazione rimasero arsi vivi due dei sei figli del dirigente missino: il ventiduenne Virgilio ed il piccolo Stefano, che aveva solo 8 anni.

Nonostante la gravità dell’episodio, molti estremisti del tempo difendevano gli imputati. Questo portò ad una serie di scontri, che culminarono con l’assalto alla storica sezione del Movimento Sociale di Prati, da parte degli extraparlamentari di sinistra.

Nell’ambito di questa vicenda Mikis Mantakas venne raggiunto da un colpo di pistola alla testa. Varie testimonianze accusano Alvaro Lojacono, di aver esploso il colpo.

Il seguito

Alvaro Lojacono non finirà mai in prigione per il reato, venendo inizialmente assolto poi condannato in appello, ma riuscendo a fuggire in Svizzera, prendendovi la cittadinanza, in attesa del verdetto finale della Cassazione.

Sarà comunque condannato per l’omicidio, in concorso con Alessio Casimirri, per l’uccisione del giudice Girolamo Tartaglione. È sospettato di aver fatto parte del commando che rapi’ Aldo Moro e ne uccise la scorta a via Fani.

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