L’Italia e il terrorismo palestinese

L’Italia e il terrorismo palestinese

E’ mai esistito un rapporto fra il governo italiano e il terrorismo palestinese? Ci furono accordi fra il nostro governo e i leader del terrorismo di matrice palestinese?

Una delle grandi leggende della recente storia italiana è quella che va sotto il nome di “Lodo Moro” e investe il colonnello Stefano Giovannone, capocentro del SISMI a Beirut.

Diceva, in sostanza, che aveva a che fare con accordi segreti tra le fazioni del terrorismo palestinese e lo Stato italiano

Che qualcosa del genere fosse accaduto era emerso già nel corso delle indagini del giudiceveneziano Carlo Mastelloni sui traffici di armi tra l’OLP e le Brigate Rosse. Ritornò nelle successive esternazioni del presidente della Repubblica, le “picconate” di Francesco Cossiga, e in tempi a noi più vicini ha scatenato dure polemiche a proposito degli esecutori dell’attentato alla stazione ferroviaria di Bologna.

Valentine Lomellini, docente di Storia delle relazioni internazionali all’Università di Padova, pubblico’ un volume in cui il “Lodo Moro” finalmente esce dalle nebbie e dalle leggende per acquisire una terribile concretezza.

Frutto di diversi anni di studi e ricerche in archivi di molti paesi e per l’Italia avvalendosi della nuova documentazione declassificata, Lomellini ci racconta che il “Lodo Moro” non costituì una intrapresa personale del dirigente della Democrazia Cristiana. Fu ben altro: fu una politica segreta dello Stato che si sviluppò in un processo negoziale dinamico e coinvolse nel corso degli anni capi di governo e Ministri degli Esteri quali Giulio Andreotti, Bettino Craxi e Mariano Rumor.

E poi magistrati più “sensibili” alle esigenze delle autorità politiche dello Stato che alle leggi

E infine il Presidente della Repubblica Giovanni Leone, che si incaricava di firmare i provvedimenti di grazia, alcuni dei quali, sembra, addirittura senza motivazioni formali, per terroristi che avevano commesso gravissimi crimini, al fine di liberarli il più rapidamente possibile e farli rientrare velocemente nei paesi di origine.

La dimensione del “Lodo”, inoltre, fu ben più vasta di quanto conoscevamo. Questa serie di accordi, infatti, non vide come controparti solo l’OLP e altre organizzazioni del terrorismo palestinese, ma anche una serie di Stati “sponsor” del terrorismo internazionale: Iraq, Libia e Siria.

Questi accordi italiani si sono dispiegati e rimasti operativi almeno sicuramente per un periodo che grosso modo va dal 1969 agli anni 80, divenendo più sistematici e serrati dopo la strage compiuta all’aeroporto di Fiumicino 17 dicembre 1973.

A questo riguardo Lomellini distingue nel libro due macro-fasi: una prima che va dal 1969 al 1973, di carattere più informale e gestita dai servizi segreti su iniziativa del Ninistero degli Esteri e il sostegno dei dicasteri degli interni e di grazia e giustizia; una seconda, dal 1974, più formale, sviluppata direttamente dalla Farnesina con una certa compiacenza da parte del Quirinale.

Alle spalle degli accordi stava lo shock petrolifero dell’ottobre 1973 e la necessità di garantire gli approvvigionamenti petroliferi del paese.

Stava poi il tentativo di preservare l’Italia dal sanguinario terrorismo palestinese

Il lodo poi affondavale radici nel tradizionale filoarabismo di una parte importante della politica italiana del dopoguerra. Il prezzo è stata la sottrazione alla giustizia di assassini, anche di cittadini italiani, e l’avere ceduto al ricatto politico di Yasser Arafat e di Al-Fatah che scambiavano la cessazione degli attentati terroristici con il sostegno internazionale finalizzato al loro riconoscimento politico.

Questa politica entra in crisi nel 1985, prima con il sequestro, 7-10 ottobre, della Achille Lauro e l’uccisione di Leon Klinghoffer, e poi con il secondo attentato all’aeroporto di Fiumicino, 27 dicembre. Pur di mantenere la propria libertà di azione il governo Craxi, con Andreotti agli esteri, arrivò a Sigonella a scontrarsi direttamente con gli Stati Uniti di Ronald Reagan: qualcosa però si era rotto irrimediabilmente nelle velleità italiane.

Il “Lodo” non fu una vicenda solo italiana. Praticamente tutti gli Stati europei, in modo indipendente l’uno dall’altro, contrassero accordi segreti con il terrorismo arabo-palestinese

Ad esempio, interrogato dalla magistratura francese il 30 gennaio 2019, Yves Bonnet, rivelò che dopo il sanguinoso attentato al ristorante kosher Chez Jo Goldenberg dell’agosto 1982, il servizio che all’epoca dirigeva, la “Direction de la Surveillance du Territoire”, con l’autorizzazione del Presidente Francois Mitterand, raggiunse un accordo con il gruppo terrorista di Abu Nidal. Sappiamo, ancora, grazie a un documento, il cosiddetto “Protocollo Wischnewski”, rivenuto nell’archivio personale dell’ex Ministro e cancelliere tedesco, il socialdemocratico Hans-Jurgen Wischnewski, stretto collaboratore di Helmut Schmidt, che accordi vennero stipulati dai governi di Bonn e Vienna.

Ancora: oggi sappiamo anche la STASI della DDR già dall’agosto 1979 era stata messa a conoscenza degli accordi presi dall’OLP con i servizi segreti italiani sulla movimentazione di armi in Italia in cambio di una sospensione delle azioni terroristiche nel nostro paese. Ma tant’è.

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