Lilli Gruber, l’unica conduttrice che va in onda indossando la propria maschera

Brutalizza gli uomini, ma ormai non si tiene più neppure con le donne. Basta che siano di destra e osino discutere il sacro eurodogma ed ecco che Lilli Gruber scatta in diretta tv come se stesse giocando Partizan-Stella rossa, il derby di Belgrado che di solito richiede i caschi blu dell’Onu. E lei, la Stella rossa dell’ informazione di La7, giovedì sera, a Otto e mezzo, è entrata di nuovo sugli stinchi del proprio ospite.

La telegiornalista con il cuore a sinistra e il cervello al gruppo Bilderberg aveva tra le grinfie Giorgia Meloni, accusata di «dire sciocchezze» e degradata al rango di persona con la quale «non vale la pena di litigare», semplicemente perché non la pensa come lei sulla profonda bontà dell’ Unione europea e sulla grande magnanimità di Francia e Germania.

Due sere prima, sempre all’ insegna di un bizzarro concetto di ospitalità, aveva accusato Matteo Salvini di aver trascorso l’ estate a girare per le spiagge «in mutande» da ministro dell’Interno.«Ma lei ci va in smoking, in spiaggia?», le aveva risposto divertito il capo del Carroccio, senza sapere che Lilly Botox, come la chiama Dagospia, negli stabilimenti balneari non ci va proprio, perché ha una splendida villa in Sardegna dalle parti di Villa Simius. Il problema è che non ha più pazienza, Lilli Gruber, 62 anni dei quali 35 passati sul piccolo schermo con il piglio volitivo di sempre e una sola interruzione forzata, quando fece il deputato europeo per l’ Ulivo tra il 2004 e il 2008.

Ed è quando si parla male dell’ Europa, che l’ ex allieva modello delle Marcelline di Bolzano, figlia di un grosso industriale della zona, perde il suo gelido contegno.

«Lei sta dicendo una sciocchezza», sbotta la mezzobusta quando la leader di Fratelli d’ Italia osa dire che la Francia «deve smettere le sue politiche colonialiste» e che insieme alla Germania spadroneggia sul resto dell’Unione, «imponendo i propri interessi».

La Meloni, ovviamente, non si fa mettere i piedi in testa e dopo che Frau Gruber le impartisce una seconda lezioncina («Lei sa benissimo che la macchina europea è un po’ più complicata»), risponde secca: «Non si permetta, sono stufa di sentirmi dire che non capisco niente».

Un’ infanzia difficile o ha sottovalutato la sovraesposizione all’ amianto dei salotti radical chic? Che un tempo, almeno, erano chic, ma ora sono rimasti solo radical. In collegamento, in rappresentanza del sesso forte, c’ era anche un pallido Beppe Severgnini, che ha rischiato grosso anche lui in principio di trasmissione, quando sostanzialmente ha avallato la ricostruzione della Meloni, per la quale i dazi di Donald Trump sono una risposta agli aiuti Ue al consorzio franco-tedesco Airbus, mentre Euro-Lilli addebitava anche questa guerra commerciale al grande cancro dei «sovranismi«.

Si vede che alle riunioni del gruppo Bildeberg, alle quali partecipa assiduamente insieme al suo grande amico Franco Bernabè, nelle ultime edizioni erano assenti i manager dell’ aerospazio.

Ma giovedì sera la Gruber, con il suo sorriso talmente tirato con l’ elastico da sembrare l’unica teleconduttrice che va in onda indossando la propria maschera, ha infierito su quel che resta di Silvio Berlusconi, dicendo che nel 2011 «fece un grande deficit« e portò l’Italia «sull’orlo del precipizio».

«E infatti l’hanno mandato a casa con una manovra voluta», le ha risposto la Meloni. Che poi è passata al contrattacco, sapendo quanto La7 amò Matteo Renzi: «È vero o non è vero che, quando c’ era il governo Renzi, la Ue ha autorizzato una manovra col 2,5% di deficit e, quando è arrivato il governo Conte uno, ha preteso che il deficit fosse all’ 1,4%? E oggi Conte avrà una manovra che parte da un deficit del 2,2% perché è amico della Ue. Questo a casa sua come lo legge? È vero o non è vero?».

La Gruber, in difficoltà sui numeri, se l’è cavata con un «Ma erano diversi tutti i parametri», ricordando solo che con il governo Renzi la crescita «era al +1,7%». Poi, tanto per gradire, un po’ di sana puzza al naso da gauche caviar: «Senta, io non mi metto mica qui a litigare con lei». Il suo problema è tutto in quel «qui», inteso non come uno spazio di confronto a beneficio dei telespettatori, dove magari il giornalista fa le domande e incalza chi svicola, ma come il tinello di casa propria dove o si mangia la minestra o si salta dalla finestra.

Ne sa qualcosa anche Matteo Salvini, obiettivamente il grande sconfitto dell’ estate 2019 per come la crisi di governo gli è un attimo scappata di mano. La Gruber, naturalmente, ha inferito con il suo tacco nero. Alla fine della trasmissione, lo ha morsicato alla giugulare: «È contento che non deve girare più da ministro dell’ Interno in mutande per le spiagge italiane come ha fatto questa estate?».

Poi, ha insistito sul fatto che «un ministro dell’ Interno con lo slippino non l’ avevamo ancora visto» e lo ha preso in giro per i chili di troppo. Che se l’ avesse fatto un uomo a una donna, sarebbe stato «allarme sessismo».

Però, il momento migliore della trasmissione con la Meloni è stato quando la Gruber, dovendo ricordare che quel giorno era stato rinviato a giudizio Luca Lotti del Pd, ha parlato con fastidio di una certa «vicenda Consip e tutto eh», senza curarsi di spiegare che roba fosse. Del resto riuscì a bucare anche gli arresti dei genitori di Renzi, sempre perché questa misteriosa vicenda Consip ancora non deve aver avuto il tempo di approfondirla un minimo.

Francesco Bonazzi per “La Verità”

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