L’Esposizione Universale dei petrodollari

Padiglione Italia Expo Dubai

L’Esposizione Universale dei petrodollari

La prima esposizione internazionale fu realizzata a Londra nel 1851 in una gigantesca struttura trasparente di vetro e ferro, il Crystal Palace .

A partire dall’esposizione inglese, queste manifestazioni, che secondo le attuali regole devono tenersi ogni 5 anni per una durata massima di 6 mesi, hanno esercitato su un pubblico estremamente vasto e variegato un potente richiamo; l’obiettivo era ed è tutt’ora quello di divenire la maggiore vetrina mondiale delle innovazioni tecnologiche.

A Settembre 2021 il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ufficializzò la candidatura di Roma per ospitare l’Expo 2030 con una lettera inviata al Segretario Generale del Bureau International des Expositions (BIE) Dimitri S. Kerkentzes.

La città eterna attendeva questo appuntamento con la storia dal 1942; in quell’anno, infatti, avrebbe dovuto ospitare l’Esposizione Universale, annullata a causa della Seconda Guerra Mondiale e, per la quale, fu realizzato il quartiere EUR. Oltre Roma, le altre città candidate erano Riad, capitale dell’Arabia Saudita e Busan, la seconda città più popolata della Corea del Sud, dopo la capitale Seul

La candidatura di Riad è risultata, fin dall’inizio, alquanto discutibile poiché nata sulla promessa “di realizzare la prima esposizione universale ad emissione zero” in una realtà nella quale l’emissione di gas serra è tra i più elevati al mondo.

Ieri a Parigi c’è stata la votazione dell’assemblea del Bureau International des Expositions. Ottenendo la miseria di 17 voti, il sogno di rivedere l’Expo a Roma si è infranto, rinunciando, altresì, ad un impatto economico da 50,6 miliardi di euro. La vittoria è andata a Riad che, con 119 voti, ha ottenuto una vittoria schiacciante alla prima votazione, assicurandosi i due terzi dei voti ed evitando cosi il ballottaggio, mentre Busan ne ha ottenuti 29.

Al di là del risultato, quello che lascia perplessi è la totale assenza dell’Unione Europea

Non c’è stata la difesa di una posizione comune, la difesa di una posizione continentale. Il fatto che Roma fosse accreditata di una cinquantina di voti nella prima votazione che le avrebbe consentito di andare al ballottaggio con Riad, sicuramente la favorita, la dice lunga, non tanto sul ruolo dell’Italia in Europa, quanto su un problema che emerge in tutta la sua drammaticità e che non può essere eluso, vale a dire la mancanza di una politica occidentale. La Francia, ad esempio, per ragioni culturali avrebbe dovuto votare per Roma, ma cosi non è stato, anche se questa posizione, per amor di verità, l’ha sostenuta dal primo momento.

E’ evidente che la parte commerciale, i petrodollari, abbiano prevalso in questo particolare momento, incidendo in maniera profonda sulle scelte da prendere, ancor più che sugli aspetti storici, artistici, romantici, che la nostra capitale avrebbe sicuramente offerto.

Roma, ma l’Italia tutta, non meritava questa umiliazione; è la morte della politica a vantaggio dell’unico criterio valido, quello economico, quel modello liberista abbracciato in maniera sconsiderato da tutti.

Forse siamo meno proiettati verso la modernità di quanto noi stessi potessimo immaginare.

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