L’errore dell’Europa: la storia non è finita

L’errore dell’Europa: la storia non è finita.
Una delle costruzioni più importanti della storia del Novecento è quella dell’Unione Europea.

Ma la storia non permette mai di vivere di rendita. Ecco allora che l’aver considerato conclusa la storia con la caduta del muro di Berlino è stato un grave errore di sottovalutazione.

La fine del comunismo, almeno nel continente, non ha spento la vocazione russa ad espandersi verso i balcani e verso ovest. Le due più grandi guerre europee degli ultimi decenni hanno come epicentro territori ex-sovietici (ex – Yugoslavia e Ucraina).

La lezione di Bismarck

Il vecchio cancelliere tedesco Bismarck, tanto duro in patria quanto saggio in politica estera, fu mente ed anima del grande congresso internazionale di Berlino (1878) che disinnescò non senza fatica la prima esplosione della questione balcanica. La Russia, che aveva stravinto la guerra contro il cadente Impero Ottomano, ingrandendosi non poco nel cuore dei Balcani, dovette accettare la creazione di diversi stati cuscinetto e restituire parte delle conquiste ai turchi. Bismarck aveva intuito già nell’Ottocento che, per motivi culturali, religiosi e geo-politici, la Russia non avrebbe mai rinunciato alla sua “vocazione continentale” come tutrice degli slavi. Ma per evitare una guerra di tutti contro tutti occorreva una mediazione continua tra Impero asburgico, Francia, Inghilterra, Germania, Russia, Impero turco e realtà etnico-politiche di matrice slava.

Uscito di scena Bismarck, il “nuovo corso” tedesco portò ad un disegno pan-germanico, che condusse direttamente alla I guerra mondiale ed al nazismo.

La Russia, da fine Ottocento alla II Guerra mondiale (nonostante la rivoluzione del ’17 e qualche “cedimento”) fu sempre alleata di Francia ed Inghilterra.

La storia non è dunque finita, soprattutto quella del vecchio continente. Intanto si scopre che la popolazione che vive nei Paesi della comunità europea è soltanto 1/16 di quella mondiale e la schiera delle nazioni emergenti o potenze già emerse ci rende quasi periferici.

Asse Atlantico

L’Europa mantenga sicuramente in spirito e nei fatti l’asse atlantico, ma non si dimentichi mai di essere, se non sola artefice del proprio destino, almeno la protagonista principale. E non dimentichi neppure il Mediterraneo e la storica interlocuzione con le sponde dell’Asia Minore e Medio Oriente.

Tornano in mente le parole profetiche del grande Papa venuto dall’Est, che disegnò più volte la prospettiva (non il sogno) di un Europa unita in spirito dall’Atlantico agli Urali.

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