L’enoturismo è legge. Ecco cosa cambia per le cantine.

Enoturismo è legge

Enoturismo è legge

L’enoturismo è legge. Arriva dopo oltre un anno di gestazione la firma sul decreto che per la prima volta metterà ordine su quel vasto e variegato universo che compone il turismo enologico ed enogastronomico. Un settore, quello dell’enoturismo, che gode di ottima salute, potendo contare su 14 milioni di partenze ed un fatturato complessivo di almeno 2,5 miliardi, ma che sembra ancora non sfruttare appieno tutto il suo potenziale per la mancanza di forti strategie di rete tra il pubblico ed il privato, capaci di mettere a sistema le risorse di un Paese in cui il vino e il cibo sono fortemente connessi al turismo.1 

Soddisfatto il Ministro delle Politiche Agricole Gian Marco Centinaio, che aveva fatto di questa materia uno dei propri cavalli di battaglia, dando subito un forte segnale di contiguità tra settori con l’accorpamento del ministero delle Politiche Agricole e di quello del Turismo: “Un passo avanti importante, atteso, necessario per regolamentare il settore e promuovere il rapporto tra territorio, prodotti agroalimentari e turismo“.

Attraverso questo decreto – prosegue il Ministro -, le aziende vitivinicole regolamenteranno le loro attività di accoglienza, di divulgazione e degustazione, proponendo particolari percorsi esperienziali e turistici, incentivando il mercato dei viaggi, delle vacanze e del turismo. Oggi si apre una nuova stagione, nuove opportunità per il comparto anche in termini di valorizzazione del territorio e occasioni di crescita per tutta la filiera, ma anche occasioni di conoscenza per chi ne sarà fruitore.“.

Era dicembre 2017 quando i commi del decreto venivano inseriti nel Bilancio di previsione 2018, in attesa del passaggio in Conferenza Stato Regioni. Poi la prospettiva elettorale ed il successivo cambio di Governo ne hanno rallentato l’iter, senza mai far venire meno l’impegno delle associazioni del settore – Unione Italiana Vini, Movimento Turismo del Vino, Città del Vino, Confagricoltura, Cia, Alleanza delle Cooperative, Federvini, Federdoc, Assoenologi – che hanno lavorato fianco a fianco per mettere a punto normative e standard qualitativi. 

Con questo provvedimento – afferma Nicola D’Auria, presidente nazionale Movimento Turismo del Vino vengono completate le prime disposizioni in materia già introdotte con la Legge di Bilancio del 2018 ma rimaste ancora inapplicate in assenza dello specifico Decreto. Ora, viene data finalmente una puntuale definizione di ‘Enoturismo’, vengono completate alcune semplificazioni fiscali per le aziende agricole e vengono definiti anche degli standard minimi di qualità dei servizi offerti. Inoltre, il settore viene dotato di un quadro normativo completo e armonizzato a livello nazionale“. Soddisfatti anche i referenti delle altre associazioni coinvolte: “Siamo certi che l’intero comparto trarrà grandi benefici soprattutto in termini di valorizzazione dei territori” è il commento del presidente di Unione Italiana Vini, Ernesto Abbona mentre per Floriano Zambon, presidente di Città del Vino, è già tempo di guardare al futuro prossimo: “Dopo questo risultato ci attendiamo nei prossimi mesi un ulteriore passo avanti per mettere mano anche alla legge sulle Strade del Vino, armonizzandola alle indicazioni della legge sull’enoturismo e dando maggiore coerenza a livello regionale per offrire agli enoturisti un riferimento certo ovunque si trovino“.

Pronto al futuro anche Carlo Pietrasanta, attuale presidente del Movimento Turismo Vino lombardo, fautore del decreto nello scorso triennio quando rivestiva la carica di presidente MTV nazionale: “Quello che abbiamo portato a casa è un risultato importante. Abbiamo lottato per ottenere un testo lineare, facile, senza troppi appesantimenti burocratici, pensato proprio per le cantine: non obblighi, ma possibilità che la legge fino ad ora non contemplava. Ma questo è solo l’inizio. In futuro sarà importante continuare a lavorare sul testo, in particolare sulla formazione, sulla nascita dell’Osservatorio dell’enoturismo, sul logo unico. Tutti piccoli accorgimenti che potranno essere introdotti con decreti attuativi o con una bozza di legge specifica sull’enoturismo. Ma, intanto, la strada è quella giusta“.

Decreto Enoturismo: cosa cambia per le cantine

Sono considerate enoturistiche tutte le attività formative e informative rivolte alle produzioni viti-vinicole del territorio e la conoscenza del vino“, così recita il primo comma del decreto ‘Linee guida e gli indirizzi in merito ai requisiti e agli standard minimi di qualità per l’esercizio dell’attività enoturistica’. Spazio quindi a degustazioni, visite guidate nei vigneti, iniziative didattiche, culturali, formative o ricreative come la vendemmia e la degustazione delle produzioni vitivinicole in abbinamento ad altri prodotti agroalimentari, “anche manipolati o trasformati dall’azienda stessa e pronti per il consumo“, con la clausola che siano comunque prodotti freddi, per non cadere nell’ambito ristorativo.

Mentre prima – paradossalmente – non era possibile fatturare tutte quelle attività in vigna ed in cantina che esulassero dalla pura e semplice vendita del prodotto (per la somministrazione era necessario possedere una licenza da winebar), ora – dal punto di vista fiscale – il decreto equipara il turismo in cantina all’attività agrituristica: le cantine potranno mettere a bilancio tutte queste attività e fatturarne gli incassi previa presentazione della Scia (segnalazione certificata di inizio di attività) presso il Comune di appartenenza.

Entreranno in vigore anche una serie di standard minimi per garantire la qualità del servizio, a partire dall’apertura settimanale o stagionale per almeno 3 giorni cui si accompagneranno l’uso di strumenti di prenotazione, la presenza di cartelli informativi da affiggere e di una pagina web aziendale, l’uso di calici in vetro per le degustazioni, la preparazione del personale addetto all’accoglienza.

Nel frattempo l’Italia si appresta ad accogliere la Global Conference on Wine Tourism della World Tourism Organisation, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di promozione del turismo sostenibile e responsabile, prevista per il 2021. Un format che farà da volano per il settore, con incontri, workshop, degustazioni che metteranno sotto i riflettori cantine e territori e consentiranno al nostro Paese di confrontarsi con altri player internazionali. In pole position per ospitare l’evento c’è già la città di Verona ma la concorrenza resta alta. Toccherà al Ministro Centinaio scegliere la location e siamo convinti che non sarà una scelta facile!

 


1 Fonte: anteprima XIV Rapporto sul turismo del vino in Italia, curato dall’Università di Salerno per conto delle Città del Vino e presentato durante a Bit di Milano. Maggiori informazioni a questo link.

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