L’antisemitismo politicamente corretto

La nuova formula per rendere accettabile la discriminazione contro gli ebrei

israele

Antisemitismo o antisionismo? – Viviamo in un era di grande civiltà e rettitudine morale. Dove una torba di poveri ignoranti plaude all’abbattimento delle statue, si vuole censurare il pensiero dei filosofi e riscrivere la storia a mo’ di un Bignami politicamente corretto per ignoranti laureati dallo scellerato prodotto dei sei politici del 68.

Il razzismo, la xenofobia, il fascismo lo vedono dappertutto. Quindi appare difficile in questi giorni poter dire qualcosa contro il popolo che più di tutti ha subito l’immane tragedia della Shoah.

Come si fa discriminare i figli, i nipoti e gli stessi superstiti dei campi. Il loro popolo dovrebbe essere per questi fautori del politicamente corretto intoccabile. Visto che tra l’altro, non perdono occasione condannare quanto fatto dai nazisti. Ed invece no, perché i prestigiatori del pensiero debole hanno trovato una formula perfetta.

L’antisemitismo è per loro un crimine indegno, contro il quale si scagliano dai loro puliti. Ma l’antisionismo è diventato quasi un dovere morale.
Nessun razzismo, nel negare solo al popolo ebraico il diritto di autodeterminazione in una libera patria.

Antisemitismo no, antisionismo sì

Basta raccontare una semplice favoletta, per cui gli ebrei erano andati tutti via con la diaspora ed ereditata la terribile mentalità dei cattivi colonizzatori europei sono tornati millenni dopo dopo bene armati, ed appoggiati dai loro ingenti capitali internazionali e dalle potenze che hanno animato il colonialismo a rubare la terra dei poveri palestinesi. Praticamente accuse simili le poteva muovere un gerarca nazista al raduno di Norimberga.

In fondo suona bene, per questi terzomondisti, visto che riescono ad appiccicare agli Ebrei reduci di un massacro di porzioni disastrose, l’immagine di imperialistiche vanno rubare la terra ad altri. Chiaramente viene omessa nella narrazione la storica presenza degli insediamenti ebraici.

Non si può citare la millenaria presenza di persone che potevano rivendicare l’autodeterminazione, altrimenti l’argomentazione non regge.
Ed ancora oggi quando si parla tanto di quelle fantomatiche terribili violenze di Israele, si omettono tutti gli aiuti sanitari che vengono rimandati indietro. Nonché il supporto all’istruzione per i bambini palestinesi, la tutela per gli omosessuali palestinesi che trovano asilo in Israele. Se l’esercito israeliano difende la propria gente è un atto di occupazione piccola. Se c’è un attentato uccide decine di civili è il gesto disperato di un popolo oppresso.

Non si può dire che Vittorio Arrigoni è stato ucciso dai jihādisti, nonostante forse un attivista pro palestinese. Bisogna solo mitizzare il fatto che non volle far passare neppure la sua bara per il Israele. Addirittura la conferenza di Durban è diventata l’occasione radical chic di lanciare fatwe contro Israele.

Con un capzioso esercizio retorico si cerca di negare il diritto all’autodeterminazione del popolo ebraico ed accusarlo al contempo di negare il diritto all’autodeterminazione del Popolo palestinese.

Obiettivo palestinese: la cancellazione dello stato ebraico

Peccato che la soluzione di due popoli e due stati sia sposata dalla stragrande maggioranza degli israeliani e che nello stato ebraico contino il nulla quei partiti che rifiutano di riconoscere l’opportunità di creare uno stato palestinese. Mentre il partito che guida i palestinesi si pone come primo obiettivo non la costruzione di uno Stato palestinese, ma la cancellazione di quello ebraico. Inquietante anche il comportamento assurdo della comunità internazionale a riguardo.

Se gli Stati Uniti volessero portare la capitale a New York invece che a Washington, non credo che qualcuno ci troverebbe qualcosa da dire. Invece Gerusalemme non può diventare la capitale di Israele. L’Unione europea, non riconosce come parte del territorio israeliano gli insediamenti successivi al 1967, ed etichetta in maniera particolare le merci chi vengono prodotte.

Vorrei vedere se uno stato al mondo si permettesse di etichettare in maniera particolare le merci inglesi fatte in Irlanda del Nord. Oppure quelle francesi fatte in Corsica. Discriminazioni che si fanno solo per uno stato in tutto il mondo: quello ebraico.

All’epoca del politicamente corretto non è ammissibile l’antisemitismo. Basta chiamarlo antisionismo e si può continuare a discriminare apertamente un popolo che ha già sofferto troppo.

Non si dica che non siamo democratici e tolleranti…

 

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