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Home Politica

Lampedusa, ancora morte in mare: il fallimento dell’approccio culturale della sinistra

di Alessandro Scipioni
15 Agosto 2025
In Politica
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migranti
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Lampedusa, ancora morte in mare: il fallimento dell’approccio culturale della sinistra

Ancora una volta, il Mediterraneo si tinge di sangue. Al largo di Lampedusa, due barconi carichi di migranti si sono capovolti: almeno 27 i morti, decine i dispersi

Tra le vittime anche una bambina di un anno e tre adolescenti. Una tragedia immane, che si ripete con una cadenza ormai disumana.

Ma dietro ogni naufragio c’è anche un fallimento politico e culturale. E questa volta, il dito va puntato contro l’approccio culturale della sinistra, che negli anni ha costruito una narrazione distorta e pericolosa del fenomeno migratorio. Il cosiddetto “campo largo” — che oggi si presenta come l’alternativa progressista per l’Italia — si ostina a difendere un modello che ha prodotto più danni che soluzioni

A rappresentare quella visione è oggi una figura come Elly Schlein, simbolo di un’ideologia che ignora la realtà e alimenta illusioni.

Il ruolo delle ONG e il corto circuito umanitario

Le ONG, spesso celebrate come paladine della solidarietà, hanno finito col fungere da inconsapevoli alleati dei trafficanti. Interventi in mare mal coordinati, operazioni a ridosso delle acque libiche, e una narrazione che trasforma il soccorso in un dogma, senza mai porsi la domanda fondamentale: come si spezza davvero il ciclo della morte?

Il continuo “salvataggio” a poche miglia dalle coste africane non ha fermato i trafficanti, li ha aiutati. Ha garantito loro un modello di business dove basta una carretta del mare e un GPS per contare su un soccorso automatico. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: più partenze, più vittime, più disperazione.

La vera emergenza è lo spopolamento dell’Africa

Chi crede che il fenomeno migratorio si possa “gestire” facilitando l’arrivo in Europa sbaglia strategia e prospettiva. Non stiamo parlando solo di persone in cerca di protezione, ma di una fuga sistemica delle migliori energie dai Paesi africani. Giovani formati, forti, capaci, che invece di costruire il futuro delle loro terre vengono risucchiati da un’Europa che non ha né lavoro né dignità da offrire loro.

È una visione miope e neocoloniale: portare via talenti per sopperire alla nostra crisi demografica, anziché aiutare quei Paesi a diventare protagonisti dello sviluppo globale

Le risorse naturali ci sono. Le potenzialità anche. Manca la volontà politica di costruire un modello di cooperazione vero, fondato su investimenti, formazione e crescita condivisa.

L’Italia ha vissuto la fame, ma ha lottato per restare in piedi.

Anche noi siamo stati un Paese povero. Abbiamo avuto ondate migratorie imponenti. Ma lo sforzo delle generazioni passate e dei governi del dopoguerra è stato sempre quello di trattenere il meglio, di costruire ricchezza qui, non di esportarla altrove. L’Italia è rinata perché ha investito su sé stessa, non perché ha svuotato i suoi borghi per riempire fabbriche altrui.

Accoglienza indiscriminata vuol dire anche insicurezza

Dobbiamo anche ricordare che laddove si accetta di accogliere indiscriminatamente, si rende anche insicuro il territorio, come mostrano molti episodi di cronaca dei nostri tempi. Una gestione cieca e ideologica dell’immigrazione non permette di distinguere tra chi può realmente integrarsi e chi invece finisce per alimentare le reti della microcriminalità e delle organizzazioni illegali. Questo non è solo un errore politico: è una minaccia diretta alla coesione sociale e alla sicurezza delle nostre città.

Serve una politica di selezione e responsabilità

Chi crede che aprire le porte a tutti sia una soluzione umanitaria non comprende l’impatto sociale, economico e culturale di un’immigrazione fuori controllo. Una politica sostenibile è possibile solo con regole chiare, con frontiere sicure e selezione all’ingresso. Solo così si può offrire accoglienza vera a chi fugge da guerre e persecuzioni, senza alimentare l’illusione del “tutti dentro” che serve solo ai trafficanti e ai populismi di ritorno.

Il dramma di Lampedusa non è un incidente. È la conseguenza diretta di una visione sbagliata

E finché non ci sarà il coraggio di dirlo apertamente, continueremo a contare i morti in mare, mentre chi dovrebbe proporre soluzioni si rifugia in slogan vuoti e compassione a comando. L’umanità non è nelle lacrime, ma nelle scelte coraggiose che impediscono altri naufragi.

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Tags: CLANDESTINIIMMIGRAZIONE CLANDESTINAIN EVIDENZALAMPEDUSASINISTRA
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