L’alba che non doveva venire. La nascita del cancro dell’antipolitica

Antipolitica

Quando è nata l’antipolitica? Era ormai nella storia che la Prima Repubblica dovesse morire. Un sistema farraginoso che si reggeva sugli equilibri delicati di una guerra fredda che era terminata.

Un sistema gestito da partiti che erano diventati macchine di potere burocratizzato ed in costante espansione.

Tra la fine degli anni ‘80 e soprattutto all’inizio degli anni ‘90 iniziarono ad affermarsi dei partiti estremamente critici con il sistema. Questi erano la Lega Nord di Umberto Bossi, Alleanza Nazionale nata dalle ceneri del Movimento Sociale Italiano,ed un PDS che voleva portare gli eredi dei comunisti al governo. Il PDS però voleva anche portare avanti una feroce critica per quel sistema che aveva dominato la Prima Repubblica e nel quale il Partito Comunista Italiano aveva avuto importante parte. Mitizzando costantemente un ritratto di sestesso come antitetico alla partitocrazia.

Il rinnovamento del sistema era necessario. Queste nuove forze dalle quali si sarebbe alzata presto La Forza Italia di Silvio Berlusconi, dovevano necessariamente cambiare qualcosa rispetto al sistema di potere consociativo istituzionalizzato nel corso della Prima Repubblica.

Il sentire degli italiani doveva essere necessariamente portato avanti da partiti che rappresentavano larga parte della popolazione. Non lasciando rappresentare al solo Partito Radicale, minoritario e lontano dai valori tradizionali del popolo italiano, il movimento unico di contestazione verso un impianto istituzionale ormai superato.

L’affermazione dell’antipolitica

Il problema è che in quel periodo si è anche affermata l’antipolitica, come sentimento diffuso nella nazione.

Intesa come un endemico sentimento di avversione ai partiti e agli esponenti politici. Ritenuti dediti ai propri interessi personali e lontani dal perseguire il bene comune.

Ma la demonizzazione della politica quale soggetto titolato all’amministrazione dello Stato ha portato delle catastrofi in questo paese. E non solo.

Molto spesso la classe dirigente che aveva prestato il fianco alle critiche, parassitaria e corrotta, è stata sostituita da una torba di analfabeti funzionali ignoranti. Poi alla prova dei fatti, forse estremamente ideologizzati alla critica verso qualsiasi cosa sia ritenuta casta, ma magari ancora più parassitari e spesso anche corrotti.

Si sono date le redini del paese e del futuro nostro e dei nostri figli a persone che non hanno idea di come tenerle in mano.

L’antipolitica, della quale i pentastellati sono l’apoteosi, ha talmente tanto disprezzato il ruolo della politica quale strumento democratico di guida dello stato, da farle abdicare grosse parti di questa funzione in favore di altri poteri dello Stato.

Ecco perché il giustizialismo sfrenato e maniacale è stato posto su di un piedistallo insindacabile. E qualsiasi azione da parte di qualsiasi magistrato è stata ritenuta comunque legittima, mandando a farsi benedire le garanzie costituzionali di qualsiasi individuo.

L’antipolitica ha generato la peggior classe dirigente della storia del paese. In un momento nel quale le modalità di impiego dei finanziamenti europei è vincolante per il futuro di molte generazioni di italiani. È necessario ritornare ad una politica capace di assumersi la responsabilità di condurre il paese. Evitando il ricorso sistematico a governi di tecnici, per sanare l’incapacità della classe dirigente di governare il paese.

 

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