La strage di Via Acca Larentia: la violenza genetica della sinistra ha ben più di quarant’anni, ma è sempre giovane e chic

Roma 7 gennaio 1978, colpi d’arma da fuoco riecheggiano nel tardo pomeriggio di fronte alla sede del Movimento Sociale Italiano di via Acca Larentia. Due giovani attivisti del Fronte della Gioventù, Franco Bigonzetti e Francesco Ciabatta, vengono colpiti a morte. Non saranno le uniche vittime quel giorno, anche Stefano Recchioni perderà la vita durante le manifestazioni di protesta scatenate a seguito di quel vile agguato.

Solo dieci anni dopo verranno arrestati i presunti responsabili, tutti di Lotta Continua: Mario Scrocca che si toglierà la vita in cella dopo l’ interrogatorio, Fulvio Turrini, Cesare Cavallari, Francesco de Martiis e Daniela Dolce tutti assolti per insufficienza di prove, pur in presenza delle armi, ritrovate in un covo delle Brigate Rosse.
Al pari del rogo di Primavalle, dell’assassinio di Sergio Ramelli, la sinistra in quegli anni ha svelato il suo volto violento in molteplici occasioni ed anche alla fine degli anni di piombo, nelle scuole ed università degli anni 80, si respirava un clima tetro, di caccia alle streghe, di rifiuto delle idee avverse alla vulgata dominante.
Rievocazione di un tempo passato e fortunatamente sorpassato?
Non direi, anzi, la violenza di sinistra, così insita nel proprio DNA, si ripropone purtroppo oggi in tutta la sua virulenza. Come ad Acca Larentia.
Nulla di nuovo, tremendamente di attualità.
Non voglio scomodare ricordi banali e fin troppo scontati dell’ immane tragedia che è stato ed è il comunismo laddove ha preso il potere, ultimo esempio il Venezuela dove ormai non si trovano più neppure i medicinali di base, ma rimanendo in ambito italiano, è di ogni giorno la notizia di bombe carta o veri e propri ordigni contro sedi della Lega o Fratelli d’Italia, a librerie di destra (come quella di Firenze de “il Bargello” ove un artificiere ha perso un occhio e una mano nel tentativo di disinnescarla), di imbrattamenti con frasi di minaccia, di intemperanze durante le manifestazioni degli “antagonisti” (eufemismo usato per non dover ammettere che si tratta di giovani di sinistra dei centri sociali).Come ad Acca Larentia.
Cani sciolti, estremisti di stampo delinquenziale, certo, ma cresciuti e pasciuti in un clima quale quello di sinistra e radical chic, che non ammette il contraddittorio, che non riconosce chi la pensi in maniera diversa.
Compagni che sbagliano? Nemmeno tanto.
In questi giorni Sindaci, Governatori, tutti schierati, tutti di quella estrazione politica, tutti in caduta libera e bisognosi di visibilità rifiutano di applicare una legge dello Stato, dopo aver pianto da papà Mattarella, vanno da mamma Corte Costituzionale, e nel frattempo fanno strame del diritto, disapplicando ciò che loro reputano sbagliato, in nome di una resistenza autoreferenziale.

Persino un magistrato, Luigi De Magistris, lo fa, il che getta una luce oscura sul suo operato da giudicante se questa è la cultura della legalità che lo contraddistingue. I magistrati sono soggetti solo alla Legge recita la Costituzione, ma a quella devono comunque inchinarsi.

Ma loro no, loro tutto sanno, divinamente conoscono ciò che gli ignoranti razzisti non vedono.
Non è questa la scintilla della violenza omicida? Non è questa la genesi del rifiuto dell’ avversario?
Certamente ed è evidente per tutti.Come ad Acca Larentia.
E invece no, gli oltranzisti di sinistra, scottati dal fatto che ormai sono netta minoranza, rabbiosamente e con la bava alla bocca rispondono a chiunque osi contraddirli con assiomatiche affermazioni come “fattene una ragione”, “restiamo umani”, fino ad arrivare alle scontate accuse di razzismo e fascismo a chi opponga alle loro postulatorie filippiche anche solo bonariamente buon senso e dati reali. 
La distorsione della realtà, il piegare i fatti alle proprie idee sono all’ ordine del giorno in qualunque disputa o discussione, a qualunque livello, fateci caso: al primo cenno di dissenso alle loro idee i depositari delle idee “giuste”storcono la bocca, strabuzzano gli occhi e si stracciano le vesti maledicendo il suffragio universale.
L’etica li domina, la loro ovviamente, come Andrea Costa, il sindaco di Luzzara, comune della Bassa in provincia di Reggio Emilia che ha vietato «ogni esibizione di cattiveria, rancore o rabbia, atti fisici volti a offendere», tanto verbali nei bar o in strada quanto online, prevedendo un bizzarro sistema sanzionatorio, con pene «rieducative» ai trasgressori. Si passa dalla «lettura della Costituzione» a quella di alcuni libri, tra cui «Il razzismo spiegato a mia figlia» di Tahar Ben Jelloun o la visione della “Vita è bella”.

Piena rieducazione in stile Arancia Meccanica in salsa sovietica.

Peccato che lui per primo poi pubblichi insulti fegatosi contro Salvini: emblematico, si deve essere buoni ma non chi la pensa diversamente da sé.

I meccanismi mentali, sono sempre gli stessi: hanno ragione e sanno ciò che il popolo vuole ed è il suo bene, anche se non ne è consapevole, in quel caso i grandi timonieri sapranno indirizzarlo.
La cultura della legalità esiste fino a che loro sono al potere, in caso contrario puerilmente petuleranno fino all’ insulto, fino alla violenza, fino alla negazione dell’ avversario.
I semi dell’ odio di sinistra sono genetici, Acca Larentia è lì a ricordarcelo, ma invero ne abbiamo le risultanze ogni giorno, e paradossalmente la bocciatura di quelle idee a livello nazionale sta portando ad un inasprimento ed arroccamento su posizioni sempre più oltranziste.
La storia si ripeterà? Auguriamoci di no, ma le premesse, che vengono da lontano, non sono rassicuranti, soprattutto per chi ha tali riferimenti culturali.

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