La sfida politica e l’importanza dei finanziamenti del PNRR

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La sfida politica e l’importanza dei finanziamenti del PNRR

E’ inutile girarci intorno. I soldi nella prossima Finanziaria non ci sono. Che il bonus cessioni abbia avuto un effetto devastante sui conti pubblici è evidente. Chi ha un minimo di conoscenza di base di economia se lo aspettava, dal preciso momento in cui Conte presentò pubblicamente le sciagurate proposte.

Il problema è che al momento non è possibile quantificare i danni che le scelte del professore di Volturara Appula e compagni apporteranno alle casse dello Stato. Nonostante tutto, ancora oggi nelle interviste Conte difende .ad oltranza il “suo” 110% e dichiara “che non c’è alcun buco” e “che se l’Italia ha avuto il Pil all’11% è stato solo grazie al superbonus”.

Peccato che i fatti registrino una diversa: con operazioni di mera e semplice contabilità si può verificare che la manovra delle cessioni è “costata” una diminuzione di gettiti nelle casse dello stato di 74 miliardi di euro. E si sa che minori gettiti erariali significano minori possibilità di manovra nella prossima legge di Bilancio, e quindi minori investimenti in servizi, in sanità, nella scuola e nelle opere pubbliche.

I due successori a Palazzo Chigi del professore hanno sottolineato in più occasioni le conseguenze finanziarie del superbonus, che si sta trasformando in una super… “tragedia di bilancio”.

In questo botta e riposta fra Conte e Meloni, Schlein – occupata dai problemi interni e dalle Feste che siano di Unità o quella “di Fatto” dei 5Stelle – non si espone.

I suoi interventi vaghi e “fumosi”, al limite dei dialoghi di Ermete Trismegisto nel “Corpus Hermeticum”, non accennano ad esprimere una chiara posizione in merito.

Anzi Schlein evita incontri e confronti con chiunque, compreso il leader pentastellato. Ogni tanto accenna ad attaccare Giorgia Meloni, quando riusciamo a comprendere cosa dice.

Eppure la partita della legge di Bilancio è importante sia per la maggioranza che per l’opposizione. E’ ovvio che, in una situazione di “vacche magre”, la partita politica si gioca dove i soldi ci sono e anche parecchi. E qui entra in scena il famoso Piano nazionale di ripresa e resilienza, più conosciuto come PNRR.

Le risorse stanziate dal PNRR, come da pubblicazione diretta del Ministero delle imprese e del made in Italy, ammontano a 191,5 miliari di euro, divise fra 6 diverse sezioni (chiamate missioni): digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; e infine salute, quella con il minor importo stanziato (15,63 miliardi di euro).

Il Governo italiano ha deliberato inoltre il Piano nazionale complementare (PNC) per ulteriori 3,6 miliardi di euro.

Il totale degli investimenti fra entrambi i piani è di 222,1 miliardi di euro. Il PNC propone 4 ulteriori missioni: pubblica amministrazione, giustizia, semplificazione burocratica e competitività.

L’obiettivo di una tale “task force” finanziaria è porre le basi per uno sviluppo duraturo e sostenibile dell’economia, cercando di eliminare tutti i cavilli che hanno impedito fino ad ora l’utilizzo totale delle risorse indispensabili per poter competere in un mercato globale strutturalmente moderno. E’ urgente, anzi indispensabile, cominciare a effettuare investimenti nel nostro Paese, fermo ormai da 25 anni. E in questo quarto di secolo la situazione e le prospettive sono peggiorate, in quanto la spesa pubblica era la metà di quella odierna e i servizi al cittadino complessivamente migliori.

L’Italia non è riuscita in questi anni ad adeguare le proprie strutture sociali, economiche, politiche e istituzionale alle mutate esigenze delle dinamiche globali. Il motivo? Non siamo stati capaci, per negligenza e/o volontà, di creare una identità politica con una visione politica di medio-lungo termine.

Tutti i Governi, forse perché di breve durata, si limitavano a puntare al massimo risultato nel minimo tempo possibile, senza mai “creare” ricchezza strutturale di lunga durata. E’ questa la vera sfida politica attuale. Chi la vince è destinato a governare per un lungo periodo.

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