La scusa della costituzione più bella del mondo

Il PD e i suoi intrighi

Scandalo

La scusa della costituzione più bella del mondo

Abbiamo la carta costituzionale più bella del mondo!

Conserviamo la nostra carta fondamentale, peggio di come i talebani difenderebbero il Corano!

Anche se la costituzione stessa prevede di poter essere modificata, ogni singola modifica è un attentato alla costituzione.

La legge elettorale deve essere proporzionale per forza, altrimenti gli elettori il governo se lo scelgono, togliendo potere ai parlamentari. Anche se la sovranità apparterrebbe al popolo.

Il presidenzialismo stravolgerebbe la carta. E allora la destra è disposta a cedere sul premiato, cavallo di battaglia della sinistra. Ma assolutamente no! Anche il rafforzamento dei poteri del premier sarebbe un colpo di stato.

Sveliamo il gioco

Il problema non è la costituzione. Non è che la sinistra nella sua storia non abbia mai provato a modificarla. Il problema è che il Partito Democratico, che in buona parte egemonizza la cultura di sinistra, è diventato un partito di Palazzo. La sua crisi più profonda risiede nel non occupare le leve del potere.

Gli alternativi, i rottamatori, i democratici hanno bisogno dell’intrigo parlamentare per andare al governo. Ed essendo diventati maestri delle manovre di Palazzo, l’attuale impianto costituzionale garantisce loro la possibilità di scalare il vertice, senza vincere le elezioni.

Da quando è nato il Partito Democratico non ha mai vinto un’edizione nazionale. Ma ha fatto parte della stragrande maggioranza dei governi.

Se si cambiano le regole del gioco, rischia di rimanere escluso. Ed un partito, che fonda la ragione della sua esistenza quale garante dell’equilibrio di potere, vive in ragione di quel potere. Se non sta nella stanza dei bottoni non ha la capacità di destinare risorse, dunque perde consenso.

Come funziona il giochetto?

Il PD usa la debolezza della politica, per le sue scalate. E più precisamente il Partito Democratico ha una sola ambizione, ossia quella di influenzare la scelta dell’inquilino del Colle.

La figura del Capo dello Stato nell’ottica del Partito Democratico non deve essere quella di un garante della costituzione.Deve essere quella di un arbitro, che con maggioranze confuse ed instabili ,si trasformi in direttore d’orchestra, per rendere nuovamente il PD necessario a formare un governo.

E qui si va a far benedire ogni discorso sul ruolo di garanzia.

Il presidente già governa

Forse qualcuno non si è reso conto che l’unica figura che ha contato veramente, per dodici anni circa, è stata quella del Presidente della Repubblica. E questo semplicemente perché la distruzione dei partiti combinata ad un sistema di legge elettorale che non dà una maggioranza solida, indebolisce qualunque governo. Dunque la figura centrale diventa quella del Presidente. Lo aveva capito bene Mario Draghi.

Oscar Luigi Scalfaro fu un abilissimo, quanto un ben poco elegante manovratore. Però poi, grazie al sistema di legge maggioritario, lo spazio di manovra dei presidenti divenne relativamente limitato.

Nel 2005 ci fu il grande errore politico di rivedere la legge in senso proporzionale.

Errore del governo Berlusconi, ma mai modificato dai successivi governi di centro-sinistra. In primo luogo perché le liste bloccate fanno comodo a tutte le segreterie di partito. In secondo luogo perché il sistema proporzionale non garantisce la governabilità, quindi consegue necessario coinvolgere più partiti possibile nei governi. E in qualunque campo largo il PD si infila agevolmente.

Cossiga che voleva cambiare la costituzione, ne fu il più grande difensore

Cossiga aveva capito che la Repubblica dei partiti andava riformata. E voleva razionalizzare il sistema parlamentare con l’elezione diretta del capo dello Stato.

In buona sostanza correggendo la forma di governo parlamentare. Perché l’elezione diretta del Capo dello Stato, sul modello francese, altro non è che un parlamentarismo corretto.

Ma soprattutto Cossiga difese l’indipendenza della politica. Quella che oggi viene sistematicamente messa in discussione. La difese anche mandando al CSM i carabinieri.

Oggi tra le altre cose non è soltanto questa indipendenza del potere politico, rispetto al potere giudiziario, ad essere messo in discussione. Oggi sono i mercati finanziari internazionali a mettere costantemente in discussione il potere politico.

L’ambizione di continuare a condizionare il gioco, occupando il Colle, è un pericoloso attentato alla costituzione. Un modo di espropriare il popolo della propria sovranità. La politica della propria indipendenza. Di decantare la costituzione, ma svuotarla nell’efficacia.

È solo il rigore morale del Capo dello Stato che può trattenere questa pericolosa tendenza.

Cosa fare dunque?

Fare le riforme con coraggio ed andare fino in fondo. Si è promessa l’elezioni dirette del capo dello Stato: la si faccia. Non si cerchi la mediazione in Parlamento. Quella all’opposizione non interessa. Osteggiano il presidenzialismo, in favore del premiato. Poi quando gli si concede il premierato, gridano comunque al colpo di stato.

Lo scopo è sempre solo uno; depotenziare le riforme, ottenere un testo ibrido che non piaccia agli elettori della maggioranza,  sul quale l’opposizione sia disposta a dialogare, ma alla fine non a votarlo. Arrivare al referendum, ottenere una bocciatura da parte degli italiani e chiedere la testa del governo.

Sulle riforme ogni governo si gioca la testa. Se il governo lo deve fare, lo facciano chiedendo agli italiani di ratificare  le proprie riforme. Non cercando mediazioni con chi  non  vuole cambiare nulla.

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