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Home Firenze

La resa delle città al capitale privato: il caso di Firenze e Milano

di Francesco Petrone
9 Settembre 2025
In Firenze
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Il Cubo della Concordia
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La resa delle città al capitale privato: il caso di Firenze e Milano

Non vogliamo addossare responsabilità individuali a nessuno per l’ecomostro sorto entro le mura di Firenze, dato che non si sa nemmeno se ci sia stato un illecito.

Però è un fatto che sia stato costruito l’insolente, quanto invadente cubo nero in pannelli metallici, sorto in Corso Italia a Firenze al posto del Teatro Comunale che fu famoso per il Maggio Musicale Fiorentino

Il fabbricato svetta in modo grossolano, emergendo tenebroso, dai chiari palazzi neoclassici superando di qualche piano i tetti in cotto rosso dell ottocentesco lungarno Amerigo Vespucci che sappiamo essere un’area protetta dall’UNESCO dal lontano 1953, esattamente nel centenario della sua costruzione.

Anche il quotidiano La Stampa ha dovuto ammettere che il destino di Firenze è ormai nelle mani di immobiliaristi e che la politica si sarebbe fatta troppo da parte, come del resto sembra stia accadendo anche in altre città essendo questo il nuovo modello di sviluppo edilizio

Riferendosi a quella orribile costruzione, l’architetto Fuksas, con diplomazia ha affermato che non lo entusiasma, proseguendo però, dicendo che il problema è la mancanza di pianificazione perché “In Italia rischiamo che l’urbanistica venga lasciata in mano soltanto a privati”.
Per la costruzione contestata da più parti, occorreva innanzitutto il permesso del Comune anche riguardo al paesaggio. Inoltre è previsto anche il permesso rilasciato dalla Commissione paesaggistica della Regione Toscana. Infine era necessario anche il permesso della Soprintendenza ai Beni Architettonici e Paesaggistici.

Tutti permessi regolarmente arrivati. L’approvazione del progetto risale al 2018

A quel tempo ricordiamo che il sindaco di Firenze era Dario Nardella del PD. Alla Regione Toscana c’era Enrico Rossi, sempre del PD e alla Soprintendenza ai Beni Architettonici, la Soprintendente era la dottoressa Paola Grifoni, per non fare nomi. Per troppi anni la cultura egemone e l’informazione di massa hanno condizionato l’opinione pubblica convincendo le masse che “privato è bello”, che ciò che è pubblico è sempre nocivo perché farraginoso e che lo Stato avrebbe dovuto farsi più spesso da parte.
Le norme venivano denominate in modo spregiativo i famigerati lacci e lacciuoli che sarebbe meglio eliminare per snellire e velocizzare. Infatti, il professor Romano Prodi, su questa onda emotiva, ha utilizzato il cartello elettorale dell’Ulivo per smantellare totalmente l’IRI, il colosso dell’industria pubblica italiana che dava lavoro a 600.000 persone mantenendo anche le relative famiglie, senza che nessun italiano aprisse bocca.

Poi, non bastando è prevalsa la vulgata che in nome della modernizzazione si è mobilitata contro la politica e i politici e addirittura contro il baraccone dello Stato e la burocrazia con l’elogio del neoliberalismo e dell’individualismo, delle libertà, dell’iniziativa ecc. L’esasperazione e il fanatismo liberista fu tale che D’Alema arrivò a dire che gli italiani si dovevano dimenticare il posto fisso e Renzi col governo PD finì di smantellare lo stato sociale con l’eliminazione dell’ articolo 18 che prevedeva la reintegrazione nel posto di lavoro dei lavoratori che avevano subito licenziamenti illegittimi, col silenzio assenso dei sindacati

Oggi vediamo che lo stesso giornale del gruppo GEDI, ammette che, come da copione, la politica e i politici hanno fatto non uno ma dieci passi indietro e oggi sembra che faccia da padrone solo l’interesse privato, o meglio, gli interessi di pochi privati come certi imprenditori, e determinate multinazionali o società che a quanto pare si fanno beffe dei vincoli, dell’estetica, dell’arte, del buon gusto, dei centri storici e soprattutto del bene comune, guardando unicamente alla speculazione immobiliare e fondiaria.

È il fenomeno del privato che avanza e della pubblica amministrazione che si tira indietro come da programma neoliberista

Infatti anche lo Stato con la Soprintendenza ha fatto finta di non esserci, in silenzio, per non disturbare il conducente.

A Milano la logica del sindaco Sala è la medesima

Ogni giorno entrano in città ben 900.000 lavoratori pendolari, un’intera città che si sposta compatta formata da persone che sono state praticamente esiliate nelle estreme periferie e nella cintura, in località come Sesto San Giovanni o Segrate perché oggi Milano è una città vetrina di rappresentanza per milionari, Vip, manager, magari stranieri ma i cittadini, che lavorano, operano e producono ricchezza, sono stati espulsi con la politica dei costi degli alloggi.

Sala si lamenta del traffico e mette assurdi divieti e piste ciclabili, però contribuisce a concepire una città sbagliata e alienante in cui ogni giorno quasi un milione di persone sono costrette a spostarsi due volte al giorno perché Milano ha bisogno di loro, però non li vuole entro le mura e li costringe a spostarsi con ogni mezzo e di conseguenza a inquinare una città che si vanta di essere green solo a parole

Prima della motorizzazione di massa, ricordo che mio padre e mio nonno che erano funzionari dello Stato, andavano in ufficio a piedi perché si cercava e si trovava facilmente l’abitazione nei pressi del posto di lavoro e non a venti chilometri di distanza. Oggi tutto è cambiato perché il business ha reso inaccessibili certi immobili. Come si fa a coniugare il modello della mobilità col modello della città green ancora gli urbanisti lo devono capire. Inoltre il modello della mobilità esaltato da Monti distrugge anche i nuclei familiari facendo di ogni cittadino una specie di migrante.

Però se un residente di via Montenapoleone a Milano ha bisogno di un idraulico o di altro lo deve chiamare soccorso da fuori città ma Sala gli impedisce di parcheggiare il furgone perché deve salvare il pianeta

Poi, il sindaco, si vanta dicendo che Milano è una città accogliente. Milano centro si è trasformata nella città proibita come quella che un tempo era nella Pechino del Celeste Impero.

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Tags: ARTECOMUNECUBO NEROIN EVIDENZAPrivato
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