La provocazione Russa in Estonia di oggi è un campanello d’allarme per l’Europa
L’incursione di tre caccia russi MiG-31 nello spazio aereo estone, protrattasi per dodici minuti e fronteggiata da due F-35 italiani decollati dalla base di Ämari, non può essere trattata come un incidente isolato.
È una provocazione significativa, che ha evidenziato quanto il fianco orientale della NATO e dell’Unione europea sia ormai sotto pressione, da parte Russa non solo in termini militari ma anche di credibilità politica e queste provocazioni non possono essere casuali mirano a vedere la reale cooperazionee temo i di reazioni
Sono evidenti test e provocazioni
La reazione europea si è per adesso fatta sentire tramite Ursula von der Leyen che ha dichiarato che l’Ue “risponderà con determinazione a ogni provocazione, investendo al contempo in un rafforzamento del fianco orientale”.
Parole che sottolineano che le istituzioni europee sentono ormai sempre più urgente non solo praticare una difesa deterrente, esigenza ormai sentita non solo bei paesi orientali dell’Unione, che vuole dimostrare coesione e presenza effettiva lungo i confini settentrionali e orientali del continente
In questo l’Italia con l’intervento dei suoi f35 ha mostrato di esserci e di essere determinante per la difesa aerea.
Dal canto suo, il governo estone ha definito l’episodio un “incidente brutale e senza precedenti”. Non stupisce che si alzino toni di allarme: per molti paesi confinanti con la Russia, questi episodi rivelano la vulnerabilità non solo territoriale, ma dell’intero sistema di sicurezza collettivo in Europa.
Difronte ad un Paese che ha mire imperialiste e nostalgiche per un passato recente che vedeva gran parte dei territori orientali dell’Unione sotto il suo dominio e sottomissione politica e sociale
In Italia, il ministro della Difesa Guido Crosetto ha più volte insistito sul bisogno che l’Europa non resti spettatrice.
In audizioni parlamentari e interviste ha detto che non bastano le dichiarazioni di principio: bisogna chiedersi se il Paese — e, da qui, l’Europa — sarebbe capace davvero di difendersi se domani fosse oggetto di attacchi con la stessa tempistica e intensità.
Da Crosetto è venuta l’ammissione che mentre le operazioni come l’“air policing” nei Paesi baltici, con la partecipazione italiana, sono segnale concreto, esse non possono sostituire una politica europea coerente e strutturata di difesa.
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