La province ci sono: ma non le votiamo

La province ci sono: ma non le votiamo. Questa storia dell’abrogazione delle province, è una delle più grandi truffe della politica italiana. Le province ci sono, sono sempre rimaste. Solo che la politica, ha tolto agli italiani il diritto di scegliere chi debba governarle.

Oggi

Sono enti eletti in secondo livello, se sono capoluoghi di regione si chiamano città metropolitane. Con un’idea sbagliata di fondo. Come se ci fosse, ad esempio, una grande realtà cittadina che assorbe tutta la realtà della provincia, senza differenziazioni. L’interland di Firenze immediato, può essere la grande Firenze. Ma zone come il Valdarno, la Valdisieve, il Mugello rappresentano realtà estremamente specifiche ed autonome. Con problemi diversi.

Il caso romano

Pensiamo al caso di Virginia Raggi, a Roma. Non c’era una maggioranza in consiglio metropolitano. Semplicemente perché la legge Delrio, impedisce di scegliere chi debba guidare la Città Metropolitana. Questa riforma  è stata disastrosa.Bisogna tornare indietro .

Matteo Renzi aveva un’idea sbagliata delle riforme, un’idea inaccettabile. Voleva anche una camera delle autonomie, il senato,eletta  in secondo livello . Chiaramente la sua riforma costituzionale  è stata bocciata dagli italiani. C’è ne siamo però tenuti dannosi effetti collaterali. Tra questi la Delrio.

Populismo sulla casta

Lo stesso Renzi, ha  poi ceduto all’antipolitoca. Quest’uomo che vuole fare oggi il salvatore della politica, si piegò  ad un’ antipolitica  segna dei pentastellati, colpendo un ente utilissimo di raccordo tra i comuni e le regioni. La retorica del risparmio, ha poi penalizzato con tale mossa, proprio i comuni più piccoli.

Pentastellati,che probabilmente sono i primi a rendersi conto di essersi dati la zappa sui piedi varando, quasi fosse la panacea dei mali della repubblica,il taglio dei parlamentari. Altro danno alle realtà meno popolose.

Meloni

Sulle riforme bisogna avere una visione  complessiva e io credo che Giorgia Meloni la abbia, anche quando parla di elezione diretta del Capo dello Stato.È una visione che parla di ritorno alla democrazia diretta. Di razionalizzazione del sistema, ma di rafforzamento delle istituzioni. E questo rafforzamento permette di dare una maggiore autonomia, senza che ciò vada a discapito dell’unità complessiva del paese.

Considerazioni ulteriori

Oggi non possiamo avere un’unica legge nazionale per le province, perché c’è un’autonomia legislativa particolareggiata, delle regioni a statuto speciale. Che finora ha portato un bel danno,  fatto Debora Serracchiani, che ha abrogato del tutto le province in Friuli. Con risultati disastrosi.

Poi c’è da dire anche che magari una parte della politica si vorrà ricollocare, rispolverando le province elettive. Ma l’importante è che i politici li scelgano i cittadini. Perché questo può essere l’unico modo di evitarne una decadenza inarrestabile.

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