LA PROPAGANDA PRO PAL È VEICOLO DI VIOLENZA
Quanto accaduto in questa giornata scioperi e manifestazioni pro Gaza è di una gravità assoluta.
Le violenze perpetrate dai manifestanti segnano un innalzamento del livello dello scontro che non può essere sottovalutato
In questi giorni, nei quali tanto si discute di violenza politica e di chi ne sia il promotore, questa giornata offre una risposta esaustiva.
Antisemitismo ed estremismo di sinistra di saldano in un abbraccio mortale iniziato già all’indomani dell’inizio della guerra a Gaza elevando il livello dello scontro a qualcosa di simile all’eversione.
La matrice è ben chiara
Inutile girarci intorno. Oggi la violenza è violenza di sinistra. Il Movimento pro pal in questo è l’attuale punto di convergenza di circoli anarchici ed eversivi che fanno dell’aggressività la cifra distintiva, accompagnata da una narrazione che a sinistra ha trovato sponda non solo nelle frange estreme ma ahimè anche istituzionali. Sia nei talk show sia nelle piazze, sia nei consigli comunali e persino nel Parlamento, chiunque si fa portatore di un’idea diversa dal mainstream progressista non deve avere diritto di parola.
Chiaro sul punto Iacchetti o Fabio Volo: nessuno può esprimere un’idea differente
Nessuno può mettere in discussione la narrazione predominante che si fa, a seconda delle circostanze, aggressione verbale o aggressione fisica a cose e persone.
E allora perché continuare a minimizzare il fenomeno con la solita scusa che “sono una minoranza”?
Oggi non sono una minoranza rumorosa
Sono una fetta cospicua di un popolo che non sa dialogare, non sa fare analisi politiche, non ha alcuna visione della società e che si rifugia nella violenza come levatrice della storia.
Il caso di Calenzano dove qualcuno ha pensato bene di sorvolare la manifestazione pro pal con un deltaplano (il deltaplano il 7 ottobre fu il mezzo usato da Hamas per raggiungere il Nova Festival e massacrare giovani civili innocenti) ricevendone in cambio applausi e grida di giubilo, restituisce l’immagine di che cosa siano queste manifestazioni.
Ebbene quando per anni si sente insistere sulla retorica del genocidio dai vertici della sinistra (da Conte a Schlein da Bonelli a Fratoianni) ci si assume una grossa responsabilità
Perché se c’è un genocidio tutto è lecito per dimostrare il dissenso, compreso devastare le città.
Quando per anni si sente parlare di terre rubate ai palestinesi, o di occupazione illegale, allora diventa lecito solidarizzare con una presunta Resistenza che invece è solo terrorismo.
Quando si pensa che il riconoscimento di uno stato che non esiste e che è governato da Hamas aiuti la pace, allora diventa legittimo tutto, persino scatenare guerra urbane per “difendere” quello stato.
E allora è giunto il momento di abbandonare il politically Correct e dire la verità
La violenza pro pal è nutrita di quella narrazione, che ne è linfa vitale ideologica.
Dunque la sinistra oggi ha una responsabilità enorme, cioè quella di contenere frange che provengono dalla sua base offrendo una narrazione diversa.
Su Gaza e su altro
Finché si continua con la solita retorica semplicistica di una vicenda complessa dove una parte viene dipinta come il male assoluto e l’altra come gli oppressi per antonomasia non si fa un bel servizio alla verità e ci si incammina verso una china pericolosa.
Una china che recentemente si è ulteriormente inclinata attraverso lo sdoganamento non solo dell’antisemitismo ma della volontà di chiudere la bocca all’avversario
Un atteggiamento fascista e squadrista che non ha nulla a che fare con la “causa palestinese”.
Ha a che fare con una violenza repressa, brutale e nichilista che annuncia una stagione difficile.
Negare questo non è serio
Cio significa che la sinistra tout court è colpevole? Naturalemnte noo. Ma è necessario che esca da ogni ambiguità.
La condanna della violenza dei manifestanti non può essere accompagnata da “ma Netanyahu..”, come fanno ancora oggi gli esponenti di vertice della sinistra italiana.
Che quegli esponenti dunque abbiano il coraggio di prendere le distanze dalla violenza e dalla narrazione che le fa da frame ideologico.
Questo è il momento di dire basta. Togliamo l’humus ai violenti prima che sia troppo tardi
Nessuno invoca la censura, il dissenso è il sale della democrazia ma esso deve essere incanalato in metodi legali di protesta. Lo sforzo in questo senso deve essere di tutti quanti hanno responsabilità pubblica. Isoliamo i cattivi maestri perché gli allievi stanno diventando persino peggiori. E in questo momento, ciò può essere molto pericoloso.
Leggi anche: