La politicizzazione della morte

La politicizzazione della morte

La strumentalizzazione politica non solo è ingiusta, a volte è veramente offensiva. E ovviamente giusto che la politica si muova in difesa delle donne.

Non si può però usare un omicidio, utilizzandone l’onda emotiva, per spingere avanti argomenti che si vogliono portare avanti da tempo, anche non inerenti al fatto.

La strumentalizzazione

Giulia è morta. E c’è un assassino che ha un nome ed un cognome. Recentemente l’ onorevole Donzelli ha giustamente fatto notare il grave pericolo di dare la colpa alla società, o a qualunque altro fattore che che possa essere chiamato in correità assieme al diretto responsabile.

Oggettivamente si tratta di un immenso favore alla difesa dell’assassino. Di chi ha la vera responsabilità. Pane per quegli avvocati che potranno: dire sì è stato lui, però siamo tutti colpevoli, quindi ha colpa una società patriarcale addirittura defunta prima che lui nascesse. Dunque ha delle attenuanti.

Ho scritto che l’abbiamo ammazzata noi, ossia la nostra società. Egoista, edonista, fissata con la passione della possessione e non con l’amore nel senso di dare qualcosa ad un altra persona.

Ma era un senso di responsabilità collettiva, verso un mondo che vive in costante perdita dei valori tradizionali. La responsabilità oggettiva è comunque di chi sceglie di agire in un determinato modo. Uccidere è sbagliato. Lo so io come lo sa l’assassino di Giulia!

Se uccidi devi andare incontro alle conseguenze del tuo gesto.

Eppure si torna all’eterno problema della sinistra, quando le colpe individuali non sono viste come tali, ma da ascrivere alla società. Non tutti gli uomini uccidono. Chi decide di farlo opera una scelta; e nel mondo degli adulti si risponde delle proprie consapevoli scelte.

Le piazze

Poi ovviamente se canto Bella Ciao in piazza, quando vado a protestare per un femminicidio, faccio sorgere spontanea una domanda: si cerca per caso la politicizzazione della morte?

Quello che venne in mente quando la piccola Greta Thunberg intonò quel canto.

Le piazze nelle quali si sventolava la bandiera palestinese, in cui si inneggiava ad Israele come è stato terrorista cosa hanno a che vedere con la protesta per la morte di Giulia?

L’educazione affettiva che implica eterne a discussioni sulle scelte sessuali individuali, magari fatta a dei bambini delle scuole elementari che cosa ha a che vedere con la morte di questa ragazza? Giusto insegnare che non ci deve essere violenza. Ma andare oltre a questo fa presumere che si voglia andare oltre la sacrosanta causa della difesa delle vittime.

A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca…

 

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