La Lega del Nord, spodestata al Nord

Ormai Salvini non ha più l'egemonia nelle roccaforti

La Lega del Nord, spodestata dal nord. I sondaggi nazionali, sono ancora più interessanti se si guardano gli effetti territoriali . Ed uno degli effetti stupefacenti è che, il sorpasso di Fratelli d’Italia sulla Lega al Nord, già in buona parte riscontrato alle elezioni è diventato effettivo e solido. Praticamente nelle roccaforti Lombarde, Venete e piemontesi, la Lega non è più il primo partito.

Un distacco netto

Un brutto sorpasso, che non stupisce soltanto, per il fatto che un partito da sempre strutturato e forte in quelle aree sia stato superato. Stupisce anche per le proporzioni del sorpasso. C’è un distacco tra gli otto e dieci punti.

Impensabile fino solo due anni fa, quando Fratelli d’Italia al Nord, era tre volte minore della Lega. Inconcepibile solo sei anni fa, quando Giorgia Meloni al Nord non arrivava alle due cifre, e la Lega rappresentava addirittura un terzo se non oltre della regione.

L’anima del partito

La Lega ha sempre avuto uno scopo, ossia quello di essere il partito egemone nel Nord Italia. La voce del settentrione. Il rappresentante naturale della locomotiva Padana.

Anche quando Matteo Salvini ha portato avanti l’ambizione di espandersi a livello nazionale, comunque la Lega rimaneva il partito di base forte al Nord. Quindi la sua complementarietà al Nord, diventa particolarmente rilevante, per capire quale spazio politico possa occupare.

Quale sarà il senso di una Lega che non ha più l’ambizione di rappresentare Le istanze del Nord? E bisogna capire anche se lo zoccolo duro dei leghisti accetterà di non rappresentare più il nord?

Le ragioni

Probabilmente Matteo Salvini, anche per una questione legata al preservare internamente il proprio potere, ha fatto delle liste riflesso praticamente solo della sua persona. Solo fedelissimi. Ed una parte residuale, se non marginale delle altre componenti del partito.

Ma le altre componenti in zone come il Veneto, parte della Lombardia sono maggioritarie. Chi è vicino a Luca Zaia, chi è vicino a Giancarlo Giorgetti. Ed il loro disimpegno sta penalizzando gravemente il carroccio.

Se poi si guarda anche ad un elemento emotivo ed ideologico, non è secondario il fatto che i sostenitori delle istanze autonomiste, si sentano rinnegati. Tutti  coloro i quali,  rappresentano l’elettorato storico della Lega, poiché puntavano all’autonomia dei territori, semplicemente non ci stanno.

Possibili esiti

Salvini può tranquillamente continuare a puntare al partito nazionale. Andando avanti con battaglie come la flat tax, la lotta all’immigrazione clandestina, il ripristino della leva obbligatoria,  spingere l’acceleratore sulla rimozione delle sanzioni alla Russia.

Tutte tematiche anche abbastanza forti, che valgono da Bolzano a Palermo. Il problema è però che non potrà sperare che  si questo lo segua il tradizionale elettorato leghista. Che a questo punto avrà due possibilità.

O puntare su una nuova formazione. C’è uno spazio elettorale ampio, per un partito autonomista che può benissimo essere alleato della destra. Oppure, magari a seguito di un risultato non buono alle elezioni politiche, lottare internamente chiedendo la testa del segretario ed un conseguente cambio di rotta.

Sia con l’una che con  l’altra opzione sembra c’è comunque all’orizzonte tempesta.

 

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