La grande beffa democratica: la sinistra che predica il merito e poi premia l’incompetenza
Non si può ignorare l’ultima mossa del centrosinistra in Toscana: nella giunta riconfermata da Eugenio Giani , la vicepresidente è diventata Mia Bintou Diop, soltanto 23 anni, con un curriculum di scarso valore.
Questa scelta solleva una domanda scomoda: dov’è finito il meritocratico “popolo della sinistra” che tanto predica competenza e inclusione, ma nella pratica conferisce le più alte cariche a chi ha esperienza praticamente nulla?
Lo stesso partito che ha espresso dure critiche contro figure espressione di forze conservatrici, accusate di scarsa preparazione o “inadeguatezza”, decide ora di premiare un volto giovane e in gran parte simbolico. È una contraddizione che non può essere ignorata.Il fatto che la nomina di Diop arrivi dopo trattative serrate con la segreteria nazionale del PD e con la leadership regionale (all’interno di quel cosiddetto “campo largo”) suggerisce che non si tratta solo di un gesto “giovanilista”, bensì di un equilibrio politico calcolato, in cui la sinistra cerca di bilanciare correnti interne e dare segnali di rinnovamento.
Questa operazione non è soltanto una scelta di rinnovamento generazionale: è un messaggio politico
Il messaggio è che il potere sinistro non è realmente aperto alla competenza indipendente, ma è riservato a chi sa navigare nelle correnti del partito, a chi è “amico” delle correnti giuste, a chi ha il giusto pedigree interno, anche se non ha mai gestito nulla di concreto.Il contrasto diventa ancora più evidente se guardiamo al caso di Beatrice Venezi, musicista di fama internazionale con un curriculum altamente lodevole, che viene sistematicamente contestata nei teatri e nella stampa da parte di una sinistra ostile, semplicemente perché ha espresso pubblicamente la propria appartenenza al centrodestra.
La stessa sinistra che denigra Venezi per le sue convinzioni politiche, mentre premia chi, pur senza esperienza, gode di amici e correnti interne. Tutto questo offende non solo la meritocrazia, ma anche il rispetto per le competenze e per chi davvero contribuisce al prestigio culturale e sociale del paese
Questa dinamica non è solo una questione simbolica: mette in luce una politica della sinistra che promuove l’amicizia e l’appartenenza al partito a scapito della competenza, e che contemporaneamente punisce e ostacola chi osa distinguersi al di fuori di questi schemi. Il risultato è un messaggio chiaro: il potere non è per chi sa fare, ma per chi sa navigare le correnti interne, e le critiche diventano strumento di delegittimazione di chi non rientra nel coro ufficiale.
Per il centrodestra, questa contraddizione è un’occasione per sottolineare un approccio differente: una politica che valorizza esperienza, competenza e risultati concreti.
Venezia è un esempio lampante di come il talento e il curriculum dovrebbero contare più delle appartenenze ideologiche, mentre il caso Diop dimostra quanto la sinistra sia disposta a ignorare la preparazione quando serve a consolidare il proprio controllo politico
L’Italia ha bisogno di una classe dirigente che non elegga semplicemente “futuri leader” simbolici, ma donne e uomini pronti a governare con esperienza, al di là delle alleanze di convenienza. Se la sinistra vuole davvero rivendicare la moralità della competenza, deve dimostrarla anche quando non è comoda.
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