La giunta Giani scopre la felicità: peccato non abbia ancora scoperto le infrastrutture! e per la sanità? Basterà sorridere!
C’è un limite oltre il quale la politica smette di essere esercizio istituzionale e diventa qualcos’altro: non più governo, non più responsabilità, ma una sorta di palcoscenico da mental coach di crescita personale.
Un terreno in cui gli amministratori, invece di presentare politiche concrete, iniziano a parlare come motivatori da sala conferenze
La delega al “diritto alla felicità” annunciata dal governatore Giani per la nuova giunta regionale toscana sembra proprio andare in questa direzione, con una leggerezza che, più che rassicurare, inquieta.
E soprattutto, diciamolo chiaramente, rischia di suonare come una presa in giro per i cittadini
Perché prima di promettere la felicità, la Regione dovrebbe essere in grado almeno di garantire i servizi essenziali. E qui la realtà è impietosa: sanità in sofferenza cronica, liste d’attesa che mettono a dura prova la pazienza e la salute dei toscani, ospedali che arrancano; infrastrutture obsolete; sviluppo economico che procede a scatti, frenato proprio da quelle pastoie burocratiche e politiche che il PD, da anni al governo regionale, non è riuscito né a rimuovere né a riformare.
In questo contesto, introdurre una delega alla felicità non appare solo velleitario, ma quasi offensivo
La felicità, peraltro, non è un parametro amministrativo: non si misura, non si certifica, non si gestisce come un capitolo di bilancio. È uno stato psicologico complesso, personale, intrinsecamente soggettivo.
Pensare di trasformarlo in competenza istituzionale suona tanto approssimativo quanto inutile.
Soprattutto se contemporaneamente si evita di affrontare i nodi veri, quelli che incidono davvero sulla qualità della vita dei cittadini
La sensazione è che questa trovata serva più a distogliere l’attenzione che a costruire politiche concrete. Una mossa cosmetica, brillante quanto vuota, probabilmente presa come spunto proprio da un manuale di crescita personale…. che rischia di diventare un diversivo rispetto all’incapacità del PD toscano di intervenire su ciò che conta davvero.
Perché la felicità non si evoca, si permette
E la si permette garantendo servizi efficienti, infrastrutture moderne, opportunità di crescita, lavoro che non costringa i giovani a fuggire.
Insomma, la Regione ha bisogno di amministratori che, una volta per tutte, smettano di confezionare slogan e inizino a costruire risultati. Tutto il resto è fumo negli occhi. E i toscani, di fumo, ne hanno già respirato abbastanza.
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